Il Metodo Montessori
Maria Montessori (1870-1952)
La scuola italiana della prima infanzia e dell'obbligo soffre per i tagli che infieriscono su docenti, strutture, mezzi, provocando un danno incalcolabile alla società. Lo affermava già, più di mezzo secolo fa, Maria Montessori, una donna che ha lottato per ridare centralità alla scuola all'interno della società, una scuola a misura di bambino e in particolare dei bambini fra i tre e i dodici anni che “sono il vero oro di una comunità, il suo futuro, il suo senso”. In Germania oggi 1140 scuole si rifanno al suo metodo, in Gran Bretagna 800, in Olanda 220, in Italia solo 136, nonostante una Circolare ministeriale del 2007 dia la possibilità di costituire sezioni e classi “Montessori” nelle scuole statali. Riportiamo alcuni passi di un interessante articolo del giornalista Carlo Vulpio.
Maria Montessori, la
prima donna italiana a laurearsi in medicina, la donna che aveva
fatto parlare di sé per le sue battaglie a favore del voto femminile
nel 1909, con la pubblicazione de Il metodo della pedagogia
scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei
bambini, sovvertì i luoghi comuni, rivoluzionò il sapere seduto
su se stesso e dimostrò come grazie al suo sistema di educazione “i
bambini erano sani come se avessero fatto cure di sole e di aria,
poiché se cause psichiche deprimenti possono avere un'influenza sul
metabolismo abbassandone la vitalità, può anche avvenire il
contrario: cioè le cause psichiche esaltanti possono riattivare il
metabolismo e tutte le funzioni fisiche”.
Il “metodo” partiva
da una considerazione semplice, ma frutto di lunghe osservazioni
scientifiche: bisognava innanzi tutto suscitare nei bambini gioia ed
entusiasmo per il lavoro e avere la massima fiducia nell'interesse
spontaneo del bambino, “nel suo impulso naturale ad agire e a
conoscere”; e poi bisogna far stare assieme i bambini per fasce di
età...introdurre la prassi del pasto comune, del gioco del silenzio,
arredare gli ambienti con mobilio proporzionato ai bambini e non
funzionale alle esigenze degli adulti; abolire la cattedra
dell'insegnante, i sillabari, i programmi e gli esami, i castighi, i
giocattoli e le golosità; puntare sul lavoro individuale per
ottenere spontaneamente dal bambino la ripetizione dell'esercizio, il
controllo dell'errore, l'ordine dell'ambiente e le buone maniere nei
contatti sociali, la pulizia accurata della persona e l'educazione
dei sensi...Un bambino non più represso, dunque ma anche un
insegnante nuovo, “il maestro passivo, che toglie l'ostacolo della
propria autorità, affinché si faccia attivo il bambino, e che deve
ispirarsi ai sentimenti di San Giovanni Battista: Conviene che
egli cresca e che io dimunuisca”.
Le sue parole, oggi, e
specialmente in Italia, dovrebbero scuoterci: “Quando una società
scialacquatrice ha necessità estrema di denaro, lo sottrae alle
scuole. Questo è uno dei più iniqui delitti dell'umanità e il più
assurdo degli errori”.
Carlo Vulpio
da Carlo Vulpio, Montessori il metodo della gioia, La Lettura, Corriere della sera 30 dicembre 2012
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