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Visualizzazione dei post da settembre, 2011

La questione morale in Politica

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“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concessori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, denunciarli e metterli in galera. La questione morale nell’Italia di oggi fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande e con i metodi di governo di costoro…I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo. Hanno occupatogli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali…Tutto è lottizzato e spartito. Tutte le operazioni che le diverse istituzioni sono chiamate a compiere sono viste prevalentemente in funzione dell’interesse di partito o di corrente e del clan cui si deve la carica…La situazione è drammatica.” Luigi Berlinguer Da “Intervista a Luigi Berlinguer” LaRepubblica 28 luglio 198

Necessaria la riforma del sistema elettorale

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“La crisi non finisce. I giovani faticano a trovare lavoro. Le famiglie fanno i conti con stipendi sempre uguali e costi in crescita. Per molti italiani è la stagione dei sacrifici; per altri il futuro è buio. I dibattiti della politica sono lontani dal vissuto faticoso. Il voto alle elezioni amministrative ha avuto anche un carattere di protesta. O la protesta si è fatta astenzione…E’ indubbio che l’attuale sistema elettorale non favorisce l’inserzione libera e responsabile in politica: gli eletti rispondono al leader che li ha scelti, non agli elettori. E’ una strozzatura grave della democrazia. Una riforma del sistema elettorale è un passo prioritario per un nuovo respiro della politica.” Andrea Riccardi A ndrea Riccardi, L’urgenza di tornare alla passione politica , Famiglia cristiana 12 giugno 2011

Non c'è pace senza giustizia

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dallo spettacolo Streetlight del Gen Rosso Non c’è pace senza Giustizia: quali che siano le nostre convinzioni, dovrebbe essere possibile aderire a questa idea. La pace non può essere imposta dall’alto, come la voleva la pax romana (ora americana): mentre a torto o a ragione una parte della collettività si crederà vittima di ingiustizia, essa si sforzerà di ottenere giustizia, con la forza se necessario, sostituendo così la violenza o la guerra alla pace. Noi pensiamo che la pace non va intesa come l’assenza di guerra, ma come una pace sociale che placa la violenza. E ogni società deve trovare il proprio modo di funzionamento che porti ciascuno dei propri membri a un sentimento di giustizi. Nei nostri paesi occidentali, la democrazia, se pure imperfetta…ha permesso di far regnare la pace per più di mezzo secolo. Non è necessariamente un modello da esportare tale e quale in altre parti del mondo, dove andrebbe subito vissuta come oppressione da parte di chi è al potere su chi no

Nel decennale dell'undici settembre

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foto di Ernesto Mora Matteo nel suo Vangelo ci racconta di un dipendente che doveva al suo padrone diecimila talenti.Matteo non lo dice, perché ovviamente i suoi contemporanei lo sapevano, ma si tratta di una somma enorme, pari a cinque volte i tributi e le tasse che affluivano in un anno nelle casse di Erode Antipa. Una somma che nessuno sarebbe in grado di pagare. Il padrone esige il credito ma poi, davanti alle suppliche del servo, non solo gli concede una dilazione, ma addirittura gli condona il debito. Il servo esce e incontra un collega che gli deve cento denari.Tre mesi di stipendio.Lo prende per il collo e senza pietà lo minaccia, esigendo i suoi soldi. Il protagonista della parabola ha le sue buone ragioni. Anzi, egli esige quanto gli è dovuto secondo il diritto e la giustizia e nessun giudice potrà mai dargli torto. Ma la parabola ci racconta che per pensare secondo Dio non basta rispettare il diritto e la giustizia. La prima considerazione che mi viene in mente è sul signifi

Ermanno Olmi e "Il villaggio di cartone"

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un'immagine del film "Il villaggio di cartone" Come una sacra rappresentazione in abiti moderni, con una chiesa dismessa come quinta, un vecchio prete a fare da coscienza critica e un gruppo di migranti presi a simbolo delle contraddizioni umane. Ermanno Olmi riflette da par suo, con pacata indignazione, sul mondo di oggi nel nuovo film “Il villaggio di cartone”… pone domande vibranti, si dà risposte assolute: “Se non ci liberiamo degli orpelli, e quelli dei conformismi culturali sono i più dannosi, come possiamo entrare in relazione con gli altri”, dice. Se non andiamo oltre le liturgie, come arriveremo alla vera natura evangelica? “La chiesa è la casa che bisogna aprire all’accoglienza. Vorrei suggerire ai cattolici, ed io sono tra questi, di ricordarsi più spesso di essere anche cristiani. Il vero tempio è la comunità umana.” Continua il maestro ottantenne: “Il bene e il male li conosciamo, ma per essere davvero un uomo di fede bisogna confrontarsi con un mare

"Terraferma" di Emanuele Crialese

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la locandina del film Terraferma di Crialese è tra i film più attesi alla Mostra di Venezia. Nel cast una ragazza africana scampata alla morte. La solita storia di immigrazione? No, perché l’obiettivo è puntato su chi accoglie. Crialese, perché porta Terraferma alla Mostra di Venezia? “Non potevo rifiutare l’invito della Mostra. Ne sono anzi orgoglioso perché, al di là dei premi sono altre le cose che contano. A che cosa si riferisce? “Trovo aberrante il modo in cui i media minimizzano la tragedia dell’immigrazione dall’Africa verso le nostre coste. Altro che mafia! Quella che si consuma nelle acque della Sicilia è una strage. La più sanguinosa dalla fine della guerra mondiale. Guardo i Tg, sfoglio i giornali e leggo le parole pronunciate da certi politici: rifugiato, immigrato, clandestino. Ma cosa significano? Dietro etichette ci sono persone vere, in fuga da fame e guerre per un migliore avvenire. Per se e per i figli?” E’ un’amara riflessione che tormenta le cosc