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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

L'idea del mese: L’amore reciproco

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Rocca di Papa: Giovani per un mondo unito  Alla fine dei loro giorni, grandi maestri di sapienza, hanno pronunciato il loro discorso di congedo. Consci della prossimità della morte, in quel momento drammatico e solenne, era solito che facessero un lungo discorso di addio, per dire ai loro discepoli cose importanti e affidare loro quelle parole che non avrebbero dovuto dimenticare.  È  il loro lascito.    Perciò i discepoli debbono preoccuparsi di continuare ad essere uniti al maestro, mettendo in pratica quell’ereditá preziosa che hanno saputo assimilare vivendo accanto a lui, nella prassi di ogni giorno.  Quando questo lascito è l’amore, si è imparato che proprio è quell’amore ciò che ci rende liberi, leggeri, per camminare senza il peso inutile dei nostri attaccamenti, dei giudizi negativi, nella ricerca affannosa dell’illusione di avere tutto e tutti sotto controllo. Nel nostro cuore ci sono pure delle aspirazioni e dei progetti positivi che però non avrebbero senso sen

Jordi Illa: Allenarci nella pratica del dialogo

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Da sinistra: Michelle Teboul, Martin Achoval, Jordi Illa, Piero Nuzzo Il merito più grande del nostro" gruppo del dialogo", un'esperienza che si realizza a Barcellona da qualche anno, è quello di aver costituito uno spazio aperto d'incontro permanente e sistematico, nel quale le persone che partecipano non lo fanno sotto la pressione di risolvere un particolare affare, ma con la finalità gratuita di scambiare opinioni e di ascoltare gli altri su degli argomenti di carattere generale.  Qualcosa dunque di così semplice e complesso come il fatto di voler dedicare un paio d'ore al mese per allenarci nella pratica del dialogo. Ciò che caratterizza quest'iniziativa è l'ascoltare e il parlare pensando all'altro; un andirivieni d'idee  che s'intrecciano, che fluiscono sfumate dalla visione del mondo di ciascuno dei partecipanti.  Una volta alcuni parlano e gli altri ascoltano, poi succederà all'inverso.  Quelli che ascoltano, a volte,

Chiara Lubich: Perché ci sia pace e unità nel mondo

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Chiara Lubich (1920-2008)     Cristo, il "Figlio" per eccellenza del Padre, il Fratello di ogni uomo, ha lasciato questa norma per l'umanità: l'amore vicendevole. Egli sapeva che era necessaria perché ci sia pace e unità nel mondo, perché vi si formi una sola famiglia.    Certo, per chiunque si accinga oggi a spostare le montagne dell'odio e della violenza, il compito è immane e pesante. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto dell'amore scambievole, della comprensione reciproca, il movente essenziale della propria vita. Chiara Lubich

Oleg Batrakov: Plage en hiver

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Oleg Batrakov: Plage en hiver  2019

N.K. Jemisin: Costruire comunità e rispettare le leggi della natura

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N.K. Jemisin La terra ci dà delle regole da seguire: se non le rispettiamo la sua reazione può essere violenta…Quando facevo ricerche per scrivere i miei libri, mi sono molto focalizzata sul concetto di comunità. Bisogna costruire network con le persone affini, fare attenzione alla gente, prendersi cura. Se non riusciamo a cambiare   la leadership fatta da potenti miliardari, almeno cerchiamo di creare rapporti più umani: è accertato che in casi di catastrofi, disastri, epidemie chi riesce a creare rapporti con gli altri riesce più facilmente a sopravvivere. J. K. Jemisin da Luca Valtorta, Padre Terra ci punisce, Robinson  18.4.2020

Fernando Pessoa: Il paesaggio è parte di noi

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Lo scrittore Fernando Pessoa ha scritto: "E' in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo".  Una illuminante riflessione che Bernard Lassus. uno dei maggiori paesaggisti francese ha condiviso profondamente. Chiamato in tutto il mondo a restaurare paesaggi compromessi o deturpati dall'uomo,  Bernard Lassus  al giornalista Gabriele Bojano che gli chiede l'influenza del paesaggio sulla nostra esistenza così risponde: "Il paesaggio ci circonda, ci avvolge, ne facciamo parte ed è parte di noi. Da quando l'uomo ha messo piede sulla Luna, la terra avrebbe dovuto - e così non è - essere un giardino. Lo diventerà forse, ma soltanto con un diverso e più consapevole approccio ai temi del paesaggio..."  Un approccio  che tenga conto della complessità del paesaggio e de

Papa Francesco: Il mio pensiero in questo giorno di Pasqua

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Papa Francesco Il mio pensiero quest’oggi va soprattutto a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus: ai malati, a coloro che sono morti e ai familiari che piangono per la scomparsa dei loro cari, ai quali a volte non sono riusciti a dare neanche l’estremo saluto. Il Signore della vita accolga con sé nel suo regno i defunti e doni conforto e speranza a chi è ancora nella prova, specialmente agli anziani e alle persone sole. Non faccia mancare la sua consolazione e gli aiuti necessari a chi si trova in condizioni di particolare vulnerabilità, come chi lavora nelle case di cura, o vive nelle caserme e nelle carceri. Per molti è una Pasqua di solitudine, vissuta tra i lutti e i tanti disagi che la pandemia sta provocando, dalle sofferenze fisiche ai problemi economici. Papa Francesco da Messaggio Urbi et Orbe Pasquale 2020

Natalia Ginzburg: Gli scrittori non sanno tutto

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Natalia Ginzburg (1916-1991) Si pensa che gli scrittori sappiano tutto, invece non è così. Meglio precisare subito di cosa si è sicuri, e i dubbi, le incertezze: facilita il discorso. E' bene che risulti evidente che mi muovo dentro certi limiti, ed è inutile cercarmi altrove. Non riesco a stabilire quando sono autentica. Se siamo candidi o meno sono gli altri   a saperlo: noi proprio no. Siamo contenti se abbiamo la sensazione che ci hanno capiti, non quando ci attribuiscono qualità che non possediamo. Mi lega alla vita i miei figli e lo scrivere. Il legame con i figli è così strano, tendiamo a proteggerli come se fossero sempre piccoli, e ci capita anche di appoggiarci a loro, è cosa sbagliata, però succede spesso. Ho molte paure. Ho paura di non potermi più esprimere, che mi venga tolta la libertà. Ho paura di lasciarmi andare a delle vigliaccherie. Non ritengo di essere tanto modesta e nemmeno tanto ostinata, subisco molto le influenze, e neppure mi ritrovo tant

Ilaria Cerioli: Nella scuola vale l'impegno

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Ilaria Cerioli La scrittice Ilaria Cerioli, docente in una scuola superiore di Ravenna, apprezza gli sforzi affrontati in questi giorni di pandemia attraverso la didattica on line a distanza, promettendo un voto alto  a tutti, «per il coraggio dimostrato, perché nonostante la connessione che non funziona, le famiglie disagiate con cui vivono, la paura dell’ignoto, lo stato di confusione a cui sono stati costretti da un giorno all’altro, la mancanza di spazio, di sport, di amici e la loro vita interrotta, sono tutti presenti ogni mattina. E se tardo due minuti sono loro a richiamarmi all’ordine. Non metterò neppure una insufficienza perché nel compito di realtà hanno riportato tutti il massimo» dal Blog Ravennaedintorni.it

Michelangelo Antonioni: Non sopporto le menzogne, l'ipocrisia

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Michelangelo Antonioni (1912-2007) Nella vita   non sopporto le menzogne, l'ipocrisia, la falsità…. Ho un po' paura della vecchiaia e temo anche le malattie. Mi piacerebbe restare sempre così, non ho mai capito perché si deve decadere…A pensarci ti vengono le vertigini, ma non mi sgomenta…. Tra i momenti che hanno contato di più, quelli dolorosi. Mia madre è morta durante la guerra. Arrivai a casa, avevo le chiavi, aprii la porta, entrai. Se n'era andata un anno prima…Mi è dispiaciuto molto non avere figli. Mio desiderio è fare un film biologico, nel significato letterale: sull'esistenza, il caso, i nostri sentimenti, i conflitti, il senso che non siamo che delle particelle in un universo, la cui unità, la cui grandezza spesso ci sfugge. Michelangelo Antonioni Da Enzo Biagi, Dicono di lei, le interviste che avreste voluto fare voi, BUR 1978

Mario Pomilio: Coinvolti reciprocamente

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Mario Pomilio (1921-1990) "E' davvero una colpa cercar di fare amare quel che noi si è amato? Di prolungare di vita in vita la sussistenza di valori in assenza dei quali l'umanità ci parrebbe impoverita?"  Mario Pomilio

Luis Sepulveda: Non serve chiudere le porte

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Luis Sepulveda (1949-2020) Non serve chiudere le porte: la tristezza non esce,  l' allegria non entra. Luis Sepulveda

Antonio Borrelli: un'arte per la città

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Antonio Borrelli (1928-2014)  Lo scultore amico Antonio Borrelli,  è stata uno dei testimoni del nostro dialogo  nella comunità di Napoli. La Fondazione Premio Napoli in occasione della pubblicazione della monografia sullo scultore Antonio Borrelli [1] ,ha voluto dedicare all’artista un incontro presso il Palazzo Reale di Napoli: “ Antonio Borrelli: dalla Cina a Pizzofalcone, la storia di un artista napoletano ”. Di convinzioni non religiose egli partecipa da molti anni con sua moglie Diana, di fede cattolica, al Gruppo del dialogo promosso dal Movimento dei Focolari in Campania. “Il dialogo è fondamentale nella vita dell’umanità”, egli dice. “Quando c’è dialogo non c’è conflitto… ma non è facile imparare a dialogare. Sentii questa parola per la prima volta da Togliatti, in anni difficili, quando alla base del PCI c’era risentimento per certe posizioni della Chiesa e per la scomunica. Ciò nonostante, Togliatti lanciò tra i comunisti il dialogo con i cattolici. Fu

Riccardo Bacchelli: La più grande ricchezza

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Ricardo Bacchelli (1891.1985) Sulla nostalgia ho scritto una poesia: Senso non ha per me la nostalgia,/quando e se non comprende anche il futuro. Ho avuto sempre critiche dure sulle mie opere: o elogiavano il passato o il futuro. Non sono stato mai ricco e i miei guadagni modestissimi. La più grande ricchezza avere avuto amici   veri: Cardarelli con il suo esame critico continuo approfondito, geniale, anche mio padre, col quale avevo contrasti, un educatore liberalissimo, il mio ortopedico Alessandro Codivilla per il suo impegno morale di scienziato   e poi l'intensa   e continua frequentazione con Giorgio Morandi. Volendo fare una valutazione della mia vita direi che è stata operosa, e poi in sostanza, non direi fortunata ma certamente favorita dalla sorte. Anche le disgrazie familiari, un fratello morto in Russia, un altro in un incidente d'auto, a Menphis, sono nell'ordine naturale delle cose. Se qualcuno mi chiedesse oggi cos'è per me la morte, direi

Pietro A. Cavaleri: Il disagio di non essere capiti

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Pietro A. Cavaleri Come psicologo trascorro buona parte della mia giornata ad ascoltare persone che portano in sé il profondo disagio di non essere capiti e di non capire. Si tratta di coppie che non riescono più a risolvere i propri conflitti o a gestire quelli con i figli; di bambini che hanno paura di andare a scuola; di adolescenti che si barricano in casa perché temono il giudizio dei loro coetanei; di giovani che hanno il terrore di lasciare la propria famiglia di origine per sposarsi; di adulti che si sentono schiacciati dall'incertezza del futuro; di anziani resi terribilmente tristi da un mondo che prima apparteneva loro e che adesso cinicamente li emargina. I molteplici volti del disagio sociale e della sofferenza mentale sembrano oggi avere in comune la medesima difficoltà a relazionarsi, a comunicare, a gestire il rapporto che ci lega agli altri. In questi ultimi anni si ha la netta impressione che nella società occidentale siano venute meno le "competenze r

Povertà felice

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Francesco Tortorella Fin da bambino, e poi da ragazzo, per amore di giustizia rinunciavo a qualcosa di mio per darlo a chi aveva di meno: una volta vendetti per questo motivo persino i miei strumenti musicali e la moto. Quando poi conobbi il Vangelo, iniziai a vivere un'esperienza di fraternità che mi portò a considerare ogni persona come mio fratello e sorella, facendomi sentire uguale a lei. Capii che anche nel possedere dovevo essere uguale agli altri, che non si trattava di dare qualcosa ogni tanto, restando comunque ricco, ma che dovevo assumere uno stile di vita improntato alla condivisione e alla sobrietà dei consumi. Con un gruppo di amici con cui condividevo questo ideale cominciammo fra noi una certa comunione dei beni, compilando periodicamente una lista delle cose e del denaro che ognuno custodiva, ed attingendovi per le nostre necessità e per quelle di altri giovani del mondo, Vivendo così e confrontando i miei consumi con quelli degli altri, anche di Paesi mo

Il dialogo costruisce persone positive

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Mreno Orazi Nel presente il dialogo non ha più, socraticamente, lo scopo di approdare alla verità attraverso il confronto delle opinioni; esso è chiamato ad adempiere una funzione di armonizzazione delle spinte contrastanti che agitano l’animo dell’uomo. La consapevolezza dei limiti interni della lingua, dell’impossibilità della parola di dire pienamente l’Essere dell’Uomo, assegna al dialogo una funzione positiva, tanto più utile nel presente in quanto tale funzione rischia di venir meno o di dissolversi a causa del rumore assordante prodotto dalla cacofonia mass-mediatica dei nostri tempi. Attraverso il dialogo possiamo conseguire una maggiore consapevolezza e comprensione dei significati delle parole e dei condizionamenti negativi che l’eredità storica racchiusa nella lingua frappone alla comunicazione-comunione. Il dialogo che stiamo sviluppando tra noi consiste in un esercizio responsabile della parola, in un'attività ermeneutica volta a identificare e a superare

Albert Camus: La madre e il figlio

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Albert Camus (1913-1960) Voglio scrivere qui la storia di una coppia legata da uno stesso sangue, con tutte le differenze. Lei simile a tutto ciò che c'è di meglio sulla terra, lui tranquillamente mostruoso. Lui scaraventato in tutte le follie della nostra storia; lei che attraversa questa stessa storia come se fosse di ogni tempo. Lei quasi sempre silenziosa e con un patrimonio di poche parole per esprimersi; lui che parla senza sosta e in migliaia di parole non riesce a trovare ciò che lei poteva dire con uno solo dei suoi silenzi…La madre e il figlio. Albert Camus da Albert Camus, Il primo uomo, Bompiani

Il grido della valle del Nilo

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Il Mediterraneo è come se tagliasse il mondo in due. Su di esso galleggiano sia la speranza di uomini che vogliono vedere spuntare il sole dopo le lunghe notti nel mare e sia la paura della gente civile che non li vuole. Il vero male non sono le migrazioni, esse sono la conseguenza di una grave patologia, quella dell’ingiustizia sociale che riguarda il mondo e sono anche la denuncia di un Occidente che nonostante si consideri il fulcro della civiltà in realtà dimostra che sta sfaldandosi. Forse occorrono sognatori, non solo tecnici. “Se un uomo sogna da solo, il sogno resta un sogno, ma quando tanti uomini sognano la stessa cosa il sogno diventa realtà” (Camara). Ci vuole gente nuova che sappia sognare, guardare lontano convinta che il futuro comincia già da adesso. Le multinazionali creano schiavi affamati, denutriti e sempre più agguerriti. Il grido dalla valle del Nilo non si è spento ma continua nelle molte tragedie di genocidi, guerre, disastri ecologici, provo

Muhammad Yunus: Premio Nobel per la pace

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Muhammad Yunus Il fondatore del microcredito Muhammad Yumus, l'economista del Bangladesh, è stato insignito nel 2006 del premio Nobel per la Pace e qualcuno l'ha definito il banchiere dei poveri. Yunus ricevendo il premio ha dichiarato: "Così si aiuta il sogno di un mondo senza miseria", e agli organizzatori che gli consegnavano i fondi del premio ha detto: " Voi sostenete il sogno di un mondo libero dalla povertà". Il Dalai Lama ha dichiarato: Un premio incoraggiante a chi difende i diseredati." Nereo Cocchi da Povertà, in Atti del Convegno Coscienza e Povertà, 2007

Aldo Masullo: INOPEROSITA'

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Aldo Masullo (da destra) con Antonio Borrelli e Diana Pezza Borrelli Riportiamo integralmente l'Intervista di Fiorinda Li Vigni al Filosofo Aldo Masullo nostro amico del Dialogo, dal portale dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici D.  Caro professore, sono ricorrenti in questi giorni i rimandi a grandi testi della tradizione che evocano la peste, dall'opera di Tucidide ai  Promessi sposi  di Alessandro Manzoni, fino a  La peste  di Albert Camus. L'epidemia provocata dal Coronavirus verosimilmente non può essere assimilata a tale  morbus pestiferus , ma è la stessa evocazione di quest'ultimo a porci un quesito: è possibile affermare che l'attuale epidemia e il suo diffondersi a livello globale evochino fantasmi che continuano ad abitare – se mi concede l'espressione – il nostro inconscio collettivo? R.  Certamente nella nostra profondità mentale si sedimentano le grandi esperienze collettive e quindi immaginiamoci se non si sedimenti l&#

Idea del mese: Felici di avere la chiarezza senza vedere.

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Gen Rosso in Uruguay       Tante volte nella nostra vita abbiamo bisogno di vedere i segni che i nostri grandi ideali del dialogo e della fraternitá sono veramente possibili, e cosí poter   aprire di nuovo i cuori alla gioia e alla speranza. Qualcuno ci racconta una qualche meravigliosa esperienza e vuole trasmetterci magari la stessa gioia. Ma non si riesce ad accettare questo vissuto indiretto; si vuole vedere e toccare personalmente.       E’ inevitabile che questa proposta di dialogo con tutti debba essere seguita da varie generazioni successive, che la sua trasmissione sia basata sul racconto di quanti a loro volta sono andati avanti in questo progetto, comunicando fedelmente i suoi passi e mettendola in pratica.       Noi tutti abbiamo scoperto il valore del “dialogo ai quattro venti” attraverso l’effetto delle nostre esperienze quotidiane e della vita di altri, e allora aderiamo senza vederlo totalmente realizzato. Perció “siamo felici”.       Per viver

Giuseppe Bartoli: due opere

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Giuseppe Bartoli (1911-1980) Natura morta con bottiglia 1945 Giuseppe Bartoli (1911.1980) Autoritratto