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Visualizzazione dei post con l'etichetta giustizia

EMANUELE FERRAGINA: "Chi troppo chi niente"

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  Emanuele Ferragina “Chi troppo chi niente” di Emanuele Ferragina, un libro intessante ed attuale su come ridurre le disuguaglianze sociali. Ne riportiamo un brano. Proporre oggi la riduzione delle disuguaglianze non significa rispolverare senza riflessione critica   vecchie ideologie o peggio ancora non curarsi dell’efficienza; vuol dire piuttosto interrogarsi sulle falle del nostro sistema socioeconomico. Falle che ci impediscono di sfruttare un enorme potenziale umano che giace inutilizzato per le sperequazioni del sistema e invece potrebbe concorrere alla trasformazione, finalmente in chiave moderna del paese. Proporre di ridurre le disuguaglianze significa portare alla ribalta un’agenda ormai ignorata da tutti i partiti politici, anche da quelli che ne avevano fatto una bandiera… Questa agenda si basa su un principio razionale: abbattere la disuguaglianza per avviare una lotta serrata contro l’inefficienza del sistema. Invocare finalmente la ridistribuzione dei ...

TITO LABATE: Non c'è pace senza giustizia retributiva...

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Tito Labate Nella Carta Costituzionale italiana vi è scritto all'articolo 36 quanto segue: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità el suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa...".  Credo che questo articolo della Costituzione, al pari di molti altri, non venga sicuramente applicato ed è stato dimenticato anche dalle organizzazioni sindacali, che in certe occasioni sembrano più preoccupate di non disturbare il "manovratore" che di curare gli interessi dei lavoratori.  Se tutto ciò accade in paesi come l'Italia, proviamo ad immaginare le condizioni di vita delle persone che vivono nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, Paesi da sempre sfruttati dalle multinazionali globalizzate.  Se facciamo questo sforzo allora possiamo comprendere perché si diffonde il terrorismo e perché non è possibile costruire la pace nel mondo senza ave...

LUIGI CIOTTI: SIATE ERETICI

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Don Luigi Ciotti alla marcia della pace a Cuneo SIATE ERETICI Vi auguro di essere eretici. Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.  Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità. E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia.  Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi. Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio,   della gratuità, della responsabilità e dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri.  Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è. Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa. Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie.  Chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Eretico è chi non cede alla ...

Cercare la giustizia, solo la giustizia

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Palermo (Italia) Casa di reclusione   Uno dei modi per attuare concretamente l’amore consiste nel seguire decisamente la giustizia. L’esperienza quotidiana ci mette di fronte a molte situazioni di ingiustizia, persino gravi, che danneggiano particolarmente i piú deboli, coloro che sopravvivono ai margini della nostra societá.   Quanti Caino esercitano la violenza contro un fratello o una sorella!       Sradicare le disuguaglianze e gli abusi è un’esigenza fondamentale della giustizia, a cominciare dal nostro cuore e dagli ambienti della nostra vita sociale. Eppure, non si attua la giustizia distruggendo Caino, invece dobbiamo preoccuparci di proteggerlo affinché riprenda la strada giusta. La vera giustizia è cercare di dare nuova vita. Si apre cosí per noi la strada per mettere in pratica e diffondere la misericordia e il perdono, fondamento della giustizia sociale. Cercare la giustizia, solo la giustizia    ...

"Non potrà esserci pace senza giustizia"

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Guttuso, Pescatori a riposo, 1950 Penso che ognuno di noi debba compiere uno sforzo e ragionare spostando l’orizzonte oltre la cultura del dare che è una cultura oramai insufficiente. Nell’atto del dono, comunque sia esso inteso, vi è implicita l’esistenza e la colpevole accettazione di una condizione di bisogno. Mi chiedo se Paolo VI quando lanciò il monito: Non potrà esserci pace senza giustizia sociale , abbia pensato che questa si sarebbe potuta realizzare con un semplice gesto di donazione, concessione o atto caritatevole? Io penso di no. Il concetto di giustizia sociale implica un’equa e dignitosa distribuzione delle risorse esistenti. Bisogna entrare nella logica che nessuno può rivendicare il superfluo quando altri non hanno il necessario . Nessun uomo potrà essere felice nell’invocare la carità, e vivere delle donazioni altrui. Molti, se costretti a tale misera condizione, sono ovviamente portati a difendere la propria dignità lottando, anche fino alle estreme conse...