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Visualizzazione dei post con l'etichetta economia

SPARTACO LUCARINI: il non senso della società di oggi

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Spartaco Lucarini (1924-1975) U na società consumistica come la nostra che fa del progresso economico  e dell'aumento della produzione il fine dell'esistenza, è un non  senso. Una società del benessere ad ogni costo, che ricorre a  forsennati sfruttamenti della natura e a più dolorosi sfruttamenti  dell'uomo è un assurdo: una società mostruosa. Spartaco Lucarini da Spartaco Lucarini, I peccati planetari del nostro tempo, edizioni del Messaggero 1977

Calcio: Non possiamo rimanere indifferenti

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Si comprano calciatori a peso d’oro, venti milioni di euro e altro. Un società siffatta non è sana, come non è sana la forte e scandalosa differenza tra gli stipendi. C’è chi guadagna   20 mila euro al mese e chi arriva a stento a mille euro. Chi va in pensione con 25 mila euro all’anno come gli insegnanti e chi riceve cifre dieci volte tanto. Tutti i lavori sono importanti compreso quello che riguarda l’istruzione. Non credo che il lavoro di un insegnante di scuola materna sia meno importante di quello di un dirigente pubblico o di un calciatore. E invece nella nostra società l’insegnamento viene spesso considerato infimo lavoro di ripiego. Non vogliamo limitare la libertà di nessuno, ma la libertà senza la fraternità è vana. Ed è proprio la fraternità che ci impone una riflessione seria su queste differenze ingiuste che schiacciano   le persone, dividono e feriscono la compagine sociale.  Speriamo che dopo questa pandemia qualcosa cambi.

Ermanno Olmi: Penso che sull'economia ci abbiano mentito

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Ermanno Olmi e sua moglie Loredana Detto Oggi, mi pare che le sorti del mondo dipendano solo dal denaro. L’economia degli Stati e quelle familiari non ce la fanno più a tenere dietro ai nostri sperperi. Jacques Delors ha dichiarato: “Apriamo gli occhi. L’Europa e l’euro sono sull’orlo di un precipizio”. Ma come, apriamo gli occhi? Fino a ieri ci dicevano che per diventare ricchi bisognava consumare . E noi ci abbiamo creduto: una vera e propria “dittatura della stupidità”. E allora giù, a spendere e spandere fino al piacere assurdo del superfluo. Tanto a pagare - col mutuo - c’è sempre tempo. Ma adesso quel tempo è arrivato e non sappiamo più come fare a saldare il cumulo assurdo del nostro debito. Dove trovare tanto denaro? Per non precipitare nel baratro del fallimento, ecco che per “salvarci” si parla di far ripartire di nuovo i consumi. Ma come, non ci hanno forse appena detto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità? Che abbiamo straconsuma...

Lamartine: Quando i lavoratori mancheranno di pane

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Alphonse de Lamartine (1790-1869) “Quando i lavoratori mancheranno di pane, noi riconosceremo per loro il diritto al lavoro; intendendo per questo il diritto all'esistenza, il diritto di vivere...di guisa che nessun individuo non po s sa offrire le sue braccia senza trovar pane o soffrire senz'essere sollevato nel territorio della Repubblica...basata sui grandi e santi principi di fraternità...Un principio a vantaggio del popolo intero, sappiatelo bene, a vantaggio tanto dei proprietari quanto, e mille volte di più, dei lavoratori.” Lamartine

Per ripartire economicamente

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Artigianato artistico Marche (Italia) Non c’è futuro per uno Stato quando la tassazione continua ad avvilire e scoraggiare le arti, cioè gli artigiani e le imprese, e a favorire le rendite. I privilegi accordati alle rendite sono sempre il primo indicatore dei sistemi economici e sociali feudali, o neo-feudali come il nostro. Lo abbiamo denunciato molte volte, e continueremo a farlo… Per ripartire economicamente, dobbiamo esser capaci di mettere a reddito arte, cultura, clima, natura, storia, cibo, vini, turismo, bellezza. Dimensioni presenti in tutta l’Italia e l’Europa, ma nel Sud ancora troppo poco valorizzati e quindi capaci di futuro. Dobbiamo inventarci un’antica-nuova identità economica e lavorativa…creando nuova ricchezza dai nostri antichi capitali, di cui la natura e il genio dei nostri padri e madri ci hanno dotato in quantità e qualità straordinari… Le nostre comunità sono ancora piene di risorse, di capitali, di beni, che aspettano solo di essere trasformati in l...

Gli imprenditori non sono speculatori o faccendieri

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In generale, come dice l’economista Luigino Bruni [1] , la classe dirigente non ha avuto uno sguardo benevole verso il lavoro, il commercio e le imprese.  Gli imprenditori sono stati guardati molto spesso come affaristi perché trafficavano beni privati. Sarebbe stato, invece, buono il denaro speso dagli Amministratori politici perché quel denaro aveva come scopo il bene comune. Così il debito pubblico sarebbe diverso e moralmente migliore dei debiti e crediti privati, in quanto questi ultimi nascevano da interessi e egoismi particolari. Niente di più falso e distorto! Dobbiamo, invece, guardare politicamente e culturalmente i nostri imprenditori in modo nuovo e diverso: dobbiamo sentirli alleati per lo sviluppo e il lavoro. Dobbiamo finirla   di confondere i veri imprenditori e la loro azione e vocazione civile con gli “speculatori” e coi “faccendieri” che imprenditori non sono. Guardando la situazione in Italia, non possiamo considerare i nostri imprenditori ...

La povertà è in forte aumento

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Il mercato, considerato dalle nostre democrazie come unico elemento in grado di distribuire la ricchezza e di regolare in modo efficiente i rapporti economici, è divenuto di fatto uno strumento di appropriazione illegittima, un elemento nel quale i grandi monopoli privati hanno ormai stravolto le vecchie leggi di mercato che originariamente ne esaltavano le virtù (che pure erano presenti), imponendo la legge del più forte. Tutto ciò renderà i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Tanto è vero che anche nei paesi più sviluppati la povertà è in forte aumento e sta toccando anche i cosiddetti ceti medi. Tito Labate da Tito Labate, Giustizia Sociale in  Atto del Convegno "In dialogo per la pace, Castelgandolfo 28-30 maggio 2004

"Un uomo felice" di Tiziano Terzani

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"Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre delle cose per lo più inutili che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che dà soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente. Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola " felice ", ed è " contento ". Accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice. " TIZIANO TERZANI

Un economia di equilibrio

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Un modello economico basato sulla crescita esponenziale dei consumi e della popolazione presuppone che le risorse da consumare siano infinite. Sappiamo, invece, che non è così, in quanto viviamo in un mondo finito. Io penso che debba preoccupare tutti un futuro, dove gli uomini si combatteranno per accaparrarsi l’ultima risorsa rimasta. Se gli abitanti della Cina e dell’India, i due colossi emergenti, consumassero quanto i cittadini europei, le risorse globali si assottiglierebbero pericolosamente nel giro di pochi anni. Cosa fare? Non ho nessuna ricetta, ma so che bisognerebbe invertire la rotta. Bisogna passare da un’economia di crescita ad un’economia di equilibrio. Annunziato Labate

“A un giovane italiano”di Carlo Azeglio Ciampi

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Carlo Azeglio Ciampi e Danilo Audiello E da poco in libreria l’ultimo libro di Carlo Azeglio Ciampi A un giovane italiano , per i tipi della Rizzoli, un libro di grande interesse che si ispira ai valori etici che l'autore ha ricevuto dalla famiglia e nel quale, con coraggio, egli prende le distanze dall’estremismo liberista che ha caratterizzato gli ultimi decenni della vita economica, affermando che oggi la finanza è diventata “la foresta dove appagare appetiti ferini, dove impera la legge del cinismo, del disprezzo di ogni valore che non sia quello del guadagno, del successo, del potere.”. Pur riconoscendo alcuni importanti meriti al liberismo nello sviluppo dell’economia e nel progresso della società, egli non esita a puntare il dito sulla degenerazione di tale dottrina oggi: “Libertà e giustizia sociale sono principi che…non riducono l’uomo a strumento dello Stato…o del Mercato…In questo mi riconosco nella riflessione , allarmata e allarmante, di Nicola Abbagnano, secondo i...