DOMENICO PISANO: La scuola e la primavera

 

Domenico Pisano

    La cultura è pathos, entusiasmo, partecipazione; l’istituzione scolastica la sua teca. Attorno un flusso di idee, esperienze, sensazioni, scoperte, proposte, discussioni; all’interno il rispetto verso l’altro, la parola onesta, l’identità. Ed ecco, invece, il Covid 19, che ha balbettato con pseudolinguaggi. La DAD e la DDI, signorine zitelle ed acide: sigle anonime, acronimi freddi, sillabe impersonali. Un fiato pesante, il loro; un respiro gelido. La lezione online separa docenti e discenti, allontana orizzonti comuni, spegne entusiasmi e sguardi. Elogiato e osannato da anni, si presenta sfacciato il “rapporto informatico”, che ha schernito quello umano, per una modernità dalle “magnifiche sorti e progressive”. Anacronistico è scrivere una lettera, concreto una e-mail. Il Covid 19 ha inasprito un malessere e svelato un virus etico, da tempo silenziosamente nascosto e diffuso. La scuola ne ha risentito più delle altre istituzioni. La scuola fatta di aule e banchi, studenti e insegnanti, zaini e appendiabiti, corridoi e palestre. La scuola, nido accogliente e familiare. I ragazzi si sono sentiti traditi, i docenti depredati. Ritrovarsi la mattina all’ingresso con i compagni di classe dopo un caffè e una sigaretta, aspettare sulla panchina la seconda ora perché nella prima c’è l’interrogazione di latino, le merendine al distributore, le formule scritte sul palmo della mano, i suggerimenti acrobatici, gli aeroplanini di carta con la traduzione da un banco all’altro durante la prova scritta, l’improvviso mal di testa o di pancia; i banchi graffiati e scarabocchiati, le gomme da masticare come chiocciole lungo i piedi delle sedie, dietro alla lavagna la scritta con il gesso Luigi ama Elena, il cellulare sul ripiano del banco e gli sms da inviare, i bagni rifugio per rei e sacri come altari, sulla lim nel film Annibale avanza e sulla cattedra in un sogno la docente dorme, sul davanzale della finestra la mini capanna del Natale; il prof. che terrorizza, il prof. che ammalia, il preside che ammonisce, il bidello che borbotta per le carte lasciate a terra. Abitudini, suppellettili, manie, che sono mancate a tutti, anche a chi, come i docenti, prima le contestavano. E le voci, le risate, i pianti….suoni note estasi di una sinfonia. E i battiti del cuore….quelli di ansia per l’interrogazione prossima, quelli di gioia per il 7, quelli di disperazione per il 4. Numeri non più freddi ed astratti ma palpitanti e carnali. All’uscita si corre verso il pullman o all’altro istituto dove c’è la fidanzatina, si va a braccetto per raccontare, un’ultima sigaretta sveviana prima di rientrare. DAD, DDI, MEET, GMAIL, CLASSROOM: Antonio, Francesca, Maria, Luisa, Giuseppe. La connessione va e viene. Il rapporto umano è una corrente continua. Ritorniamo a scuola con la dovuta cautela e responsabilità. Ritorniamo a scuola anche con le tapparelle rotte e le carte geografiche sbilenche alla parete. Ritorniamo a scuola. La primavera quest’anno verrà prima. Perché a scuola ritornano le rondini e la vita.    

Domenico Pisano

    

   

Domenico Pisani insegna Italiano e Latino presso il Liceo statale "Virgilio" di Avellino. Ha scritto romanzi e libri di racconti premiati con riconoscimenti letetrari. Ricordiamo Oltre il giardino dei fiori finti, L'amore a voi dovuto, Ultima sua opera, il romanzo LA VILLA DEL TEMPO ASSENTE (talic pequod editrice)

    

Commenti

Post popolari in questo blog

"...E miglia da percorrere" di Robert Frost

Francesco D'Assisi: Chi lavora con le mani, la testa e il cuore

Ennio Flaiano: C'è un limite al dolore