Massimo Toschi: Guerra e politica



Massimo Toschi

C’è un cinismo della politica, che mette al primo posto le proprie strategie rispetto alla vita delle persone. Questo vale per Hamas, che costruisce le sue caserme là dove ci sono le abitazioni civili, e che lancia i missili kassam per scatenare la reazione di Israele a protezione del suo popolo. Questo vale per Israele, che dopo aver sfiorato l’accordo con Abu Mazen, si è di nuovo rifugiata nella sindrome del Libano…L’azione militare su Gaza è segno di una grande impotenza, non di una grande politica. Quando ci si affida a raid aerei devastanti, non si guadagna nulla in termini politici, ma si semina quell’odio, che poi ha bisogno di generazioni per essere superato.
Ho conosciuto i bambini di Gaza. Quelli malati, che ho visitato nei loro ospedali. Non so dove sono in queste ore. Forse qualcuno è stato ucciso, forse qualcuno è stato ferito, forse qualcuno ha la casa distrutta. Ma tutti, tutti mi hanno sempre chiesto la salute, la pace, la scuola, la vita felice con le loro famiglie. Ecco, io credo che, se vogliamo risolvere questo conflitto, dobbiamo avere il coraggio di guardarlo con gli occhi dei bambini e non con il calcolo della politica cinica.
La resistenza alla guerra e non attraverso la guerra. La resistenza ad ogni operazione mortifera, perché nell’uccisione dell’altro c’è anche la nostra morte. Davvero tutto è perduto con le armi e nulla è difeso. E’ solo una illusione pensare che le armi ci difendano e ci diano sicurezza. Anche a Gaza la vecchia cultura della guerra produce il suo fallimento. Bisogna imparare a guardare la realtà con gli occhi del nemico, comprendere il suo dolore e la sua domanda di giustizia, riconoscere le nostre responsabilità per il dolore e l’ingiustizia che gli tocca di vivere, anche per le nostre complicità.
Massimo Toschi


Da “Pensieri su Gaza” di Massimo Toschi Città Nuova n° 3 del 10 febbraio 2009

Commenti

mabel ha detto…
comparto la opinión. Es una realidad cotidiana, que el sentido común indica "locura", pero esta realidad se sostiene desde el origen mismo de la civilización- el ansia de poder y dominar al otro, destruirlo pareciera ser condición natural de muchos hombres. Se requiere analizar esa necesidad tan primitiva de destruir y dominar para sentirse mejor?
mabel ha detto…
De acuerdo. Pareciera que el lenguaje a través de "la palabra" ha pasado a ser utilizado intencionalmente para atraer votantes. Pero estas "palabras" promesas de acciones, etcétera, son sólo eso "palabras" no expresión de las acciones que se realizarán. A veces pienso que el "hombre" ha pasado a ser "hablado" por el lenguaje pero no se siente responsable de las promesas realizadas a través de las palabras. EStablecer una vinculación entre lo dicho y lo hecho es cada vez más difícil. Personalmente analizo los hechos y no las palabras para comprender al "otro"- comparto el artículo
Anonimo ha detto…
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