30 mila morti al giorno di fame





Che oggi ci sia la fame, 30 mila morti al giorno è verissimo…Negli ultimi 20 anni i paesi emergenti o cosiddetti poveri sono cresciuti del 4% all’anno, mentre i paesi del mondo occidentale sono cresciuti dell’1,7% l’anno, in media. Il che vuol dire che per la prima volta nella storia dell’umanità i paesi poveri in media hanno superato i paesi ricchi, come tasso di crescita.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che oggi il problema della povertà come miseria, non è legato alla mancanza di risorse, come era una volta, ma è legato al meccanismo di distribuzione dei frutti della produzione e soprattutto a quei meccanismi perversi legati alle istituzioni. Di questo noi dobbiamo prendere atto.
Voi sapete che fino alla prima guerra mondiale l’umanità, nel suo complesso, era sotto la minaccia della fame. E’ solo dalla prima guerra mondiale che il mondo, nel suo complesso, è in grado di produrre più del necessario.
Quindi da un secolo, dopo che per millenni l’umanità è vissuta sotto la minaccia della fame, oggi non è più così.
Voi direte, ma perché i 30 mila muoiono? Muoiono, ecco il punto, perché non ci sono istituzioni di pace…Non basta dire vogliamo la pace; bisogna creare istituzioni di pace. E le istituzioni sono sia quelle politiche, ma soprattutto quelle economiche, in questo momento…Se la società civile si organizzasse di più e facesse sentire la propria voce ai capi di stato e di governo del  G7, le cose cambierebbero. Il problema è che a volte noi tendiamo a deresponsabilizzarci, a dare sempre la colpa ai politici. Ma i politici fanno quello che vogliamo noi. Se noi ci organizzassimo meglio, faremmo arrivare la nostra voce ai politici e questi cambierebbero, perché non è difficile. Ed è possibile tecnicamente.

Stefano Zamagni

Da Dialogo su coscienza e povertà, idee ed esperienze – Atti del Convegno Cstelgandolfo, 25-27 maggio 2007 – Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose
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