Povertà felice

Francesco Tortorella
Fin da bambino, e poi da ragazzo, per amore di giustizia rinunciavo a qualcosa di mio per darlo a chi aveva di meno: una volta vendetti per questo motivo persino i miei strumenti musicali e la moto.
Quando poi conobbi il Vangelo, iniziai a vivere un'esperienza di fraternità che mi portò a considerare ogni persona come mio fratello e sorella, facendomi sentire uguale a lei. Capii che anche nel possedere dovevo essere uguale agli altri, che non si trattava di dare qualcosa ogni tanto, restando comunque ricco, ma che dovevo assumere uno stile di vita improntato alla condivisione e alla sobrietà dei consumi.
Con un gruppo di amici con cui condividevo questo ideale cominciammo fra noi una certa comunione dei beni, compilando periodicamente una lista delle cose e del denaro che ognuno custodiva, ed attingendovi per le nostre necessità e per quelle di altri giovani del mondo, Vivendo così e confrontando i miei consumi con quelli degli altri, anche di Paesi molto poveri, mi accorsi che tante cose le compravo solo per attirare l'attenzione degli altri, cominciai allora ad acquistare solo ciò che mi era veramente necessario.
Approfondendo poi l'argomento anche negli studi, mi sono reso pian piano conto che la mia sobrietà di vita e la mia condivisione con altri poteva non solo alleviare la loro povertà, ma anche agire sui meccanismi economici che generano e perpetuano l'indigenza, influire - in positivo - sull'inquinamento dell'ambiente, sulla paga e sulla salute di molti lavoratori, sui traffici delle armi e sulle guerre.

Francesco Tortorella 

da Francesco Tortorella, Sobrietà: povertà felice,  in Atti del Convegno  Dialogo su coscienza e povertà, Castelgandolfo maggio 2007

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