Chiara Lubich: Sempre più interdipendenti
Chiara Lubich (1920-2008) |
Ci chiediamo oggi, a New
York come a Bogotà, a Roma come a Nairobi, a Londra come a Baghdad, se sia
possibile vivere in un mondo di popoli liberi, uguali, uniti, non solo
rispettosi l'uno dell'identità dell'altro, ma anche solleciti alle rispettive necessità.
La risposta è una sola: non solo è
possibile, ma è l'essenza del progetto politico dell'umanità. E' l'unità dei
popoli, nel rispetto delle mille identità, il fine stesso della politica, che
la violenza terroristica, la guerra, l'ingiusta ripartizione delle risorse nel
mondo e le disuguaglianze sociali e culturali sembrano oggi mettere in
discussione.
Da più punti della terra, oggi sale il grido
di abbandono di milioni di rifugiati, di milioni di affamati, di milioni di
sfruttati, di milioni di disoccupati che sono esclusi e come "recisi"
dal corpo politico (...) La politica non avrà raggiunto il suo scopo, non avrà
mantenuto fede alla sua vocazione fino a quando non avrà ricostituito questa
unità e guarito queste ferite aperte nel corpo politico dell'umanità.
Ma come raggiungere questa meta così
impegnativa, che sembrerebbe al di sopra delle nostre forze?
Libertà ed uguaglianza, dinanzi alle sfide
del presente e del futuro dell'umanità, non sono da sole sufficienti. La nostra
esperienza ci insegna che c'è bisogno, crediamo, di un terzo elemento,
lungamente dimenticato nel pensiero e nella prassi politica: la fraternità.
Senza la fraternità, nessun uomo e nessun popolo sono veramente e fino in fondo liberi ed uguali (...) E' la
fraternità che può dare oggi contenuti nuovi alla realtà dell'interdipendenza.
E' la fraternità che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto
politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. E' la fraternità che
fa uscire dall'isolamento e apre le porte dello sviluppo ai popoli che ne sono
ancora esclusi. E' la fraternità che indica come risolvere pacificamente i
dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. E' per la fraternità vissuta
che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni tra
Paesi ricchi e poveri, dato che lo
scandaloso squilibrio, oggi esistente nel mondo, è una delle cause principali
del terrorismo.
Il profondo bisogno di pace che l'umanità
oggi esprime, dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un
metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico. Ecco perché un mondo
sempre più interdipendente ha bisogno di politici, di imprenditori, di
intellettuali e di artisti che pongono la fraternità - strumento di unità - al
centro del loro agire e del loro pensare.
Chiara Lubich
dal Messaggio alla
prima giornata dell’Interdipendenza 2003
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