David Maria Turoldo e la donna

David Maria Turoldo

David Maria Turoldo scriveva delle donne: “Donna, forma estrema del Sogno, anima del mondo, tu sei il grido della creazione” (Le mie notti con Qohelet, 56).

Ma nei fatti nessuna sublimazione. Nei fatti. David chiedeva, esigeva, una presenza femminile necessaria per capire se stesso e l’esserci davanti all’ “altro di lui” (cosi mi fece tradurre y’ezer keneado di Gen 2,18.20).

Una donna non sublimata.

David era vaccinato contro la mistica dell’oblatività, così cara al magistero ecclesiastico e a un certo mondo cattolico che pensa l’amore come dono di sé all’altro, innescando il perverso meccanismo di un ricatto che dura una vita.

E’ presunzione pensare di avere qualcosa da donare ed è la forma più raffinata di autoaffermazione e di possesso dell’altro. Quanti mariti, quanti figli sono stati umiliati e schiacciati sotto il peso del dono di sé, della moglie, della madre. David sa che amare è chiedere l’altro, di fronte al quale si è disarmati, a mani vuote, vulnerabili.

Se ti amava, ti chiedeva e tu dovevi rispondere: eccomi, e consegnarti a lui in ostaggio. Il vero atteggiamento di David verso le donne è espresso dalle parole di un altro poeta, Evtushenko “Qui / a condividere il mio dolore, sta umile, sommessa / la sua timida, semplice, femminile tenerezza.”

Cosi ti voleva, così dovevi e volevi essere per lui. Per condividere il tempo di Giobbe, per gridare con lsaia, per cantare la gioia di ogni resurrezione, perché “non è bene che l’uomo sia solo”.



in ricordo di David Maria Turoldo

Wilma Occhipinti Gozzini, sua amica e collaboratrice

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