Nuovo impegno per la PACE



La città di Eibar per cinque secoli rifornì l'armata spagnola di armi, in essa fabbricate, per le guerre in tutte le sue colonie. Fino a 60 anni fa era la città più industrializzata  della Spagna con uno sviluppo tale che provocò una urbanizzazione caotica dovuta alle correnti migratorie provenienti da tutta la penisola. Riportiamo un esperienza che continua a dare in terra spagnola i suoi frutti di dialogo e di fraterrnità.

Arrivai nel paese basco di Eibar, la prima volta, nel 1979 dal Sud della Spagna grazie a un concoso di lavoro...Incominciai a lavorare come psicologo in un centro pubblico di circa 2000 allievi...Ero cosciente di dove ero arrivato: da poco l'E.T.A. con comando opertivo anche ad Eibar, aveva minacciato di  morte i funzionari statali che si fossero trasferiti per lavoro nel Paese Basco, come nel mio caso.
Per "dare la vita per la propria gente" assieme a 6 allievi decidemmo di lanciare una rivista, in alternativa a quella già esistente, per favorire il dialogo e il rispetto, valori che ci sembravano mancassero.
La rivista arrivò a tutti quanti gli allievi, i professori e i lavoratori. Nel mio ambiente di lavoro iniziai un dialogo in diversi ciontesti, cercando di essere aperto a tutti, purché ci fosse una scintilla di buona volontà, senza escludere  le posizioni più divergenti sui temi come l'unità della Spagna o l'indipendenza.
Cercai di trasmettere agli allievi un principio fondamentale: dialogare sempre con tutti...Soprattutto cercai di formare gli allievi a considerare sempre tutte le dimensioni della persona e della società, locale e mondiale, partendo dal rispetto delle idee di ciascuno. 
La sfida: formare uomini di dialogo, costruttori della società democratica. 
Dopo due anni intensi vissuti nel paese, sempre per lavoro mi sono trasferito altrove. 
Poi nel 1991 sono ritornato a Eibar ed ho continuato a lavorare per la pace.
Con Luis Mari, un mio ex alunno di convinzioni laiche in contatto con Elkarri, un movimento socviale per il dialogo e l'accordo, vediamo che tutto si armonizza  con le coordinate della fraternità universale. 
Abbiamo contatti con la moschea, con gli evangelici,  con i membri di movimenti della chiesa cattolica, 
Non sono mancate occasioni nelle quali abbiamo chiesto aiuto ai mezzi di comunicazione locali ed abbiamo creato, con persone che organizzano la vita della città, un gruppo di dialogo nella citta, con iniziative a favore degli immigrati.
Sappiamo che i grandi temi dei popoli, degli stati, della costruzione dell'Europa e di un mondo unitò, spettano soprattutto ai politici.
Ma se il dialogo è vitale, autentico, radicale, il termine "indipensenza" forse sempre più si trasformerà in "interdipendenza". 
In ogni caso l'importante è che i popoli abbiano dei cittadini e gruppi sociali liberi che non deleghino soltanto ai politici la quotidiana costruzione della pace. E' il nostro impegno di oggi.

Ander Garcia


da In dialogo per la pace, esperienze di libertà, eguaglianza, fraternità, Atti del Convegno Castelgandolfo  28-30 maggio 2004

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