Sting: Sono un agnostico curioso

Sting

Sono un agnostico curioso di sapere perché siamo qui…Ho perso molti amici quest’anno, Prince, Davide Bowie, Alan Rickman. Erano tutte icone culturali e il bambino che è in noi rimane scioccato dal vedere che anche loro sono mortali. Come me…Credo che siamo noi a creare dio: non credo che lui, o lei, esista fuori dall’immaginazione. Se sei arrabbiato, amareggiato e vendicativo, quello è il tuo dio. Se sei gentile, delicato e bilanciato, il tuo dio è questo. Bisogna stare attenti al dio che ci creiamo, perché diventa reale…Inshallah[1]  è una parola bellissima, un espressione di coraggio e speranza che si dovrebbe sentire di più. Io non offro una soluzione politica al problema dei rifugiati, ma credo che se una soluzione c’è, deve essere radicata nell’empatia. Abbiamo idea di cosa significhi essere un rifugiato, trovarsi su una barca e sperare di arrivare a Lampedusa? O come ci si senta a scappare da una guerra, dalla povertà o, tra poco dagli effetti del cambiamento climatico?...Ho sei figli e a gennaio  raggiungerò quota sei nipoti…Forse non sono stato un padre perfetto, ma ho dimostrato loro di avere un lavoro che amo e che farei anche gratis. Sono cresciuti indipendenti, compassionevoli, quindi non ho fallito, anche se è stato difficile. La loro madre è stata molto di supporto, i ragazzi si vogliono bene e io ne sono orgoglioso.

Sting

Da Cristiana Allievi, Stin on the rock, D la Repubblica 22/10/2016





[1] “Inshallah” è il titolo di un brano del nuovo disco “57th & 9th” dedicato alla crisi dei rifugiati.

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