LAVORARE PER LA PACE

 

      Lavorare per la pace è un invito ad uscire dall’indifferenza per diventare costruttori di concordia intorno a noi, partendo da noi stessi, impegnando la nostra intelligenza, il cuore, le braccia. Richiede lo sforzo di pensare agli altri, di guarire le ferite e i traumi personali e sociali provocati dall’egoismo che divide, e di indirizzare tutte le forze verso la concretizzazione della pace.

      Anche noi possiamo trasformare ogni giorno in una “giornata della pace”, ponendo fine alle piccole o grandi guerre che quotidianamente si scatenano intorno a noi. Per realizzare questo sogno è importante costruire delle reti di amicizia e di solidarietà, offrire una mano per aiutare... e anche saper accettare la mano che gli altri potranno darci.

  Come raccontano Denise e Alessandro: «Quando ci siamo conosciuti, stavamo bene insieme. Ci siamo sposati e l’inizio è stato molto bello, anche per la nascita dei figli. Con il passare del tempo sono cominciati gli alti e bassi; non c’era più alcuna forma di dialogo tra noi, ma ogni cosa era oggetto continuo di discussioni. Abbiamo deciso di rimanere insieme, ma continuavamo a ricadere negli stessi errori, rancori e contrasti. Un giorno, una coppia di amici ci ha proposto di partecipare ad un percorso di sostegno per coppie in difficoltà[1]. Abbiamo trovato non solo persone competenti e preparate, ma una “famiglia di famiglie”, con cui abbiamo condiviso i nostri problemi: non eravamo più soli! Una luce si è riaccesa, ma è stato solo il primo passo: una volta a casa non è stato facile e ogni tanto cadiamo ancora. Quello che ci aiuta è prenderci cura l’uno dell’altro, con l’impegno a ricominciare e rimanere in contatto con questi nuovi amici, per andare avanti insieme».

      La pace, come diceva Chiara Lubich «esige da noi cuore e occhi nuovi per amare e vedere in tutti altrettanti candidati alla fratellanza universale».  E aggiunge: «Ci possiamo chiedere: "Anche nei condòmini litigiosi? Anche nei colleghi di lavoro che intralciano la mia carriera? Anche in chi milita in un altro partito o in una squadra di calcio antagonista? Anche nelle persone di religione o di nazionalità diverse dalla mia?" Sì, ognuno mi è fratello e sorella. La pace inizia proprio qui, dal rapporto che so instaurare con ogni mio prossimo. "Il male nasce dal cuore dell'uomo", scriveva Igino Giordani, e "per rimuovere il pericolo della guerra occorre rimuovere lo spirito di aggressione e sfruttamento ed egoismo dal quale la guerra viene: occorre ricostruire una coscienza"[2]. Il mondo cambia se cambiamo noi, […] soprattutto, mettendo in rilievo ciò che ci unisce, potremo contribuire alla creazione di una mentalità di pace e lavorare insieme per il bene dell'umanità. […] E' l'amore che, alla fine, vince perché è più forte di ogni cosa. Proviamo a vivere così in questo mese, per essere lievito di una nuova cultura di pace e giustizia. Vedremo rinascere in noi e attorno a noi una nuova umanità»[3].

 

A cura del gruppo di Dialogo del Paraguay

 



[1] cfr. 10 anni di “Percorsi di luce” in https://www.focolare.org/famiglienuove.

[2] I. Giordani, L'inutilità della guerra, Roma 20032, p. 111.

[3] C. Lubich, Parola di Vita gennaio 2004, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5; Città Nuova, Roma 2017) pp. 709-712.

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