Piero Taiti: Vivere secondo coscienza



Il senso profondo del nostro fare non è la nostra "vincenziana" bontà verso gli altri, non è qualcosa di buono o di bene che sopravanza dentro di noi, che possiamo distribuire agli altri: è la condivisione del concetto che ogni altro individuo esprime, bene o male, la propria coscienza individuale (e da questo sentimento nascono i valori di solidarietà, di uguaglianza, di fratellanza) che ci obbliga, ci mette nelle condizioni di dover soccorrere con ogni mezzo chi si trova nelle difficoltà della vita, cominciando da quelli che ci stanno più vicini, fino a quelli che, solo geograficamente, sono più lontano da noi: con un senso di "compassione" (nell'accezione buddista del termine) che ci consente di "essere" prima di tutto noi "nel bisogno", e poi quindi di "fare".

Piero Taiti

da La coscienza di Piero Taiti, in Atti del Convegno Dialogo su coscienza e povertà  promosso Centro del Dialogo dal Movimento dei Focolari il 25-27 maggio 2007

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