SETTANTA VOLTE REPUBBLICA: FEMMINILE E PLURALE

Albertina Soliani

2 giugno 1946 – 2 giugno 2016: settant’anni di Repubblica. Democratica. Fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Nulla di quello che è nato allora può oggi essere dimenticato, sminuito. Soprattutto il fatto che la Costituzione della Repubblica incarna e sostanzia l’unità del Paese.
I primi 12 articoli sono sacri, intangibili. La dignità della persona, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, la pace. La seconda parte la si può modificare, lo dice la Costituzione stessa, ma con coerenza formale e sostanziale. I ritardi e l’immobilismo della politica non possono essere un alibi per accelerazioni fuori controllo. Settanta anni fa lo spirito dell’Assemblea Costituente trovò l’unità tra forze politiche assai diverse. Rinasceva il Paese, dopo la catastrofe bellica, e l’unità antifascista manteneva ben salda la bussola anche nelle prime, nuove tempeste della guerra fredda. Così è stato anche nella notte delle stragi e del terrorismo. Anche oggi l’Italia ha bisogno di rinascere, di ricostituire la propria consistenza nel mondo nuovo. Ha bisogno di un nuovo spirito costituente che consolidi l’unità della comunità nazionale.
Settant’anni fa è adesso. I grandi cambiamenti si dispiegano se padroneggiano la complessità della storia che vogliono mutare. Non sono soltanto fatti tecnici, sono scelte politiche. Sono una visione del mondo, sono un sigillo della democrazia, sono un modo di vivere la comunità.
Settant’anni dopo, Casa Cervi può parlare perché conosce il prezzo di quel cambiamento. La scelta di allora conferisce alla nostra coscienza il diritto-dovere di rispondere nel modo migliore possibile alle esigenze di cambiamento. Nessuna banalità, nessuna convenienza è consentita.
Questa Repubblica è la Repubblica delle donne. Loro l’hanno decisa, hanno scritto una Costituzione senza discriminazioni, hanno preteso il rispetto della loro dignità. Grazie a loro la Carta Costituzionale fu ed è di straordinaria modernità. Settant’anni sono niente, se confrontati con il silenzio delle donne per lunghi secoli. Il cammino è sempre faticoso, ma irreversibile come il verso della storia.
Siamo in un mondo nuovo, il potere sempre di più passerà nelle mani delle donne, dagli Stati Uniti all’ONU. Ogni generazione di donne ha da conquistare per sè e per quelle che verranno nuova dignità, lavoro, libertà. Oggi pensiamo a chi ci ha regalato la Democrazia, con l’impegno a svilupparla nei prossimi settant’anni, sapendo che la liberazione delle donne equivale a più libertà per tutti.
Per favore non chiedeteci, non aspettatevi niente di meno.

ALBERTINA SOLIANI



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