LUAN E DONIKA OMARI: Una speranza per l'Albania


Donika e Luan Omari

Luan Omari e sua moglie Donika, albanesi di Tirana, impegnati da anni a costruire la fraternità e la pace nella loro terra, segnata da conflitti, da divisioni ideologiche, da problemi economici.
Luan, di professione giurista, fa parte del mondo accademico ed è stato membro della commissione scientifica che ha redatto la nuova Costituzione  per l'Albania. Donika, pubblicista e traduttrice, ha diretto una casa editrice che ha fatto conoscere agli albanesi i più importanti scrittori italiani, tra i quali Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Umberto Eco.
Pur provenienti entrambi da tradizioni familiari religiose, musulmana per Luan e cristiano-ortodossa per Donika, fortemente influenzati durante il periodo scolastico dall'influsso marxista essi si sono ritrovati da adulti privi di  riferimenti  religiosi.
Nel 1992, dopo un viaggio di Donika in Italia presso il Collegio dei Traduttori Letterari di Procida, essi vengono in contatto con la nascente comunità del Movimento dei Focolari in Albania, e, pur rimanendo di convinzioni non religiose,  diventano fra i primi promotori di questo dialogo fraterno tra uomini di convinzioni diverse, promosso dal Movimento, riconoscendo nell'amore per ogni uomo, così come Cristo ha insegnato, il valore fondamentale per edificare una società nella giustizia e nella pace. Hanno sempre partecipato ai convegni del dialogo svoltisi a Castelgandolfo  donando il loro pensiero e la loro esperienza.

Rivolgiamo prima a Luan alcune domande:



D.  La pace è minacciata continuamente dai conflitti politici, dalle profonde disuguaglianze ancora esistenti, dal terrorismo che incombe quotidianamente su tutta l`umanità e che può colpire indistintamente ogni persona. Come affrontate questo problema in Albania?

Bisogna prendere tutte le misure necessarie per debellare il terrorismo. questo nemico subdolo e pericoloso, ma d’altra parte bisogna tener presente che la lotta contro il terrorismo è inscindibile dall’affermazione di principi e valori universali, come la solidarietà e la fratellanza, "il rispetto dell’altro". Nella formazione di questi valori noi siamo impegnati in Albania insieme agli amici del  Movimento dei Focolari, con risultati tangibili. Posso dire che in Albania abbiamo già un’esperienza concreta di solidarietà. L’Albania è un paese che ha attraversato periodi difficili nella sua storia. E ancora oggi il retaggio del passato pesa sul presente: l’arretratezza economica e culturale, la povertà sono un ostacolo allo sviluppo. Però, malgrado queste vicissitudini e difficoltà, gli albanesi hanno fiducia nell’avvenire, perché sono coscienti di essere, anche essi, portatori di valori molto importanti. Uno di questi è la coesistenza pacifica tra le diverse comunità religiose, che è un fenomeno caratteristico del nostro paese, messo in evidenza anche da studiosi e osservatori stranieri che hanno conosciuto l’Albania. Tale tolleranza religiosa irradia  un sentimento di solidarietà ed ospitalità che e stato sempre una peculiarità della nostra gente, come si è mostrato concretamente in situazioni storiche particolarmente gravi.

D. So per esperienza diretta, mio padre ha fatto la guerra in Albania, che il popolo albanese è sempre stato molto ospitale, anche in periodi difficili.

Durante la seconda guerra mondiale non solo gli ebrei già viventi in Albania, ma anche centinaia di ebrei venuti dalla Jugoslavia, hanno trovato riparo ed ospitalità nelle famiglie albanesi, che li hanno nascosti e protetti durante l’occupazione nazista. Israele continua ad esprimere agli albanesi la sua riconoscenza per il fatto che nessun ebreo e stato consegnato ai nazisti. Migliaia di soldati italiani, dopo l’armistizio del settembre 1943, hanno trovato rifugio nelle famiglie dei contadini albanesi, per scampare al rastrellamento delle forze naziste. Una tale esperienza ha vissuto mia moglie, Donika, durante la sua infanzia, quando un ex soldato italiano, ritenuto disertore, si e rifugiato nella sua casa a Tirana.

D.  Importante quanto dici perché corregge un'opinione sbagliata  sugli albanesi che spesso si diffonde da noi.

E' necessario chiarire un po’ la confusione e le idee sbagliate che ci sono anche in Italia sul conto degli albanesi, poiché un dialogo può essere efficiente se parte da dati reali. La stessa conoscenza della nostra etnicità non è sempre corretta. La lingua albanese è un ramo a parte delle lingue indoeuropee, che, è vero, ha subito tante influenze dai paesi confinanti, ma che ha conservato durante i secoli la sua individualità. Anche gli albanesi del Kosova, diversamente da un’opinione errata, condivisa da parecchie persone, non hanno alcuna distinzione da quelli dell'Albania, come hanno potuto constatare gli amici del movimento che svolgono attività in Kosova.

D. So che avete molto lavorato per accogliere i profughi durante la guerra nel Kosova.

E' un impegno di solidarietà che abbiamo condiviso con le persone del Movimento dei Focolari, accogliendo circa mezzo milione di profughi, cioè una parte considerevole di quasi 2 milioni di albanesi che sono più del`90% della popolazione di quella regione. Una tale cifra rappresentava un aumento del 15% della popolazione dell'Albania, ciò che sarebbe uguale ad un aumento di 8 milioni di persone in Italia. Tale azione umanitaria sarebbe stata impossibile anche per uno Stato più efficiente del nostro, senza la solidarietà e la fratellanza della gente, senza distinzione di ceto e condizione sociale, dal nord al sud del paese, anzi in primo luogo dalle persone semplici e spesso bisognose. In questa situazione così grave si e espressa l’anima del Movimento del unità, l'aiuto materiale e morale che hanno dato ai profughi, specie i giovani.

D. Ritieni  fondamentale questo dialogo per il futuro dell'Albania?

 Siamo fortemente impegnati con il Movimento dei Focolari nell'esperienza del dialogo, per rafforzare i sentimenti di solidarietà e tolleranza religiosa. Ricordo che in una Mariapoli[1] svoltasi in Albania, alcuni anni fa, tra le diverse attività, è stata organizzata anche una visita in tre centri di culto di religioni diverse. Persone aderenti al Movimento hanno dato il loro contributo nell’organizzazione di una conferenza internazionale sul tema "Civiltà e religioni in Albania". Ritengo che anche gli albanesi, emigrati a centinaia di migliaia in altri paesi europei (la grande maggioranza in Grecia e in Italia) abbiano bisogno di sentimenti di comprensione e solidarietà, per non essere emarginati o addirittura insultati, come purtroppo accade spesso, benché la grande maggioranza di essi siano persone oneste e laboriose.

Diamo ora la parola a Donika:



D. Come sei venuta in contatto con il Movimento dei Focolari?

 In Italia, tramite una famiglia ho conosciuto il Movimento nel 1992, e sono rimasta davvero affascinata nel vedere una realtà che non pensavo che esistesse, vedere una catena di persone che non smettono di stare insieme e di amarsi. E d'allora sono stata felice di parteciparvi.  A Tirana abbiamo due focolari, maschile e femminile, e siamo in stretta collaborazione con loro.

D. Quali sono le difficoltà più grandi che incontrate nel costruire questo dialogo con tutti?

Sono tanti i problemi. Abituati come siamo ad aspettare tutto dallo Stato, ci riesce difficile prendere delle iniziative, e anche aprirci con le altre persone. Per questo il dialogo ha una grande importanza, aiuta a formare la personalità della gente, a riacquistare i valori perché durante la dittatura molti valori sono stati persi.  Un personaggio di un romanzo francese dice: "Saluta l’altro, perché il saluto porta alla conversazione, la conversazione porta profitto"…

D. Ho saputo di un'importante iniziativa che hai portato avanti nelle scuole
.
Conoscere nuove persone, parlare con loro, porta sempre qualche frutto concreto. Alcuni  anni fa, parlando con una signora di Bari, di origine napoletana, sentendola raccontare la sua esperienza di insegnante, sono stata colpita dalla sua fantasia, dalla sua energia, della sua azione. E lì, le ho proposto di venire in Albania per dare tutta questa ricchezza ai nostri giovani. L'ho invitata a partecipare alle preparazioni che stavamo facendo per il primo mese ecologico ed il giorno ecologico di Tirana. Con l'aiuto di tanti amici, superando i pregiudizi di alcuni che la scoraggiavano a venire in Albania, Diana è arrivata da noi con molti strumenti didattici, e con la sua grande passione nel cuore: portare ovunque l’unità e l’amore tra la gente. E da allora Diana è venuta da noi per alcuni anni nel mese d’aprile per donare il suo patrimonio culturale e la sua esperienza. "In questo paese non c'è bisogno soltanto di soldi, dice Diana. Vi assicuro che quando racconto alcune esperienze che succedono lì in questo paese straordinario, con questi giovani splendidi, è una realtà che noi non conosciamo e che bisogna proprio andare sul posto per rendersi conto."

D. Come ricordi i primi anni di questo tuo impegno nel dialogo?

Ricordo i miei dubbi sull’incidenza che poteva avere il dialogo promosso dal movimento nella nostra gente, aperta all'ospitalità ma divisa da diverse barriere: provinciali, culturali, classiste, religiose.  Ma il fatto di non essere da sola non mi ha fatto desistere dall'impegno. Di anno in anno quanti incontri, quanti azioni da parte dei nostri focolarini insieme a noi altri del movimento, per poter lenire un po' le sofferenze, la povertà e il bisogno che ha la gente da noi. Ma la cosa più importante: contribuire a cambiare la mentalità, portare un po’ di calore nei cuori irrigiditi da lunghi anni di isolamento, far che essi dimentichino il vocabolario amaro dei tempi della dittatura usando un nuovo linguaggio: quello dell' amore e della fraternità.

D. Oggi,  a quasi 30 anni di distanza.  vedi i frutti di questa esperienza?

Sicuramente si vedono i primi frutti che preannunciano la creazione di una vera grande famiglia tra questi al primo posto metterei l’apertura. Persone che non hanno osato mai aprirsi davanti agli altri li vedi raccontare liberamente le loro vicende davanti a tante persone. Merkur, un giovane timido dalle profonde province del Nord, parte per il Congresso Gen che si é svolto a Castelgandolfo. Aveva intenzione di prendere la parola e raccontare la sua esperienza da gen albanese. Non gli riesce, per la timidezza, né il primo giorno, né il secondo, né il terzo, né il quarto. Prima di partire, nell’atrio dell’edificio, un cameraman televisivo, lo interroga sulla sua partecipazione al movimento. E allora Merkur, ciò che non ha potuto dire davanti a 600 persone, lo racconta davanti a un pubblico molto più vasto come quello della TV. Ed ora, tutto sciolto e sorridente, arriva a raccontare anche davanti a noi, riuniti insieme, giovani e adulti e dice : "Dio ha avuto un altro modo, per far realizzare il mio scopo."

D. In Albania  i giovani sono pronti a  prendere in mano le sorti del loro paese?

Si può dire di più. I nostri giovani stanno diventando capaci di organizzare e di dirigere essi stessi i loro incontri, di prendere delle iniziative. Intanto, cominciamo a dialogare anche su argomenti delicati a causa di una mentalità maschilista, radicata da secoli nelle nostre montagne, sui rapporti tra uomo e donna. In tali discussioni, si più constatare che il conservatorismo rimane in minoranza.
E’ un’influenza reciproca: il dialogo porta all`apertura. L`apertura al dialogo.

D Oggi la pace sembra essere minacciata in tante nazioni del mondo. Di fronte a queste minacce e considerando le guerre in atto, sembra che questo dialogo  non riesca sempre ad incidere in quella cultura  che genera violenza e guerre in tante nazioni del mondo.

Il processo è lungo e difficile, ma ogni passo avanti è da apprezzarsi come una speranza per il futuro, speranza di unità e di pace. Mi ha impressionato uno scritto del presidente tedesco Johannes Rau sulla libertà dei credi religiosi. Dice tra l’altro: "Nel dialogo nessuno è costretto a negare le sue convinzioni…A volte abbiamo l’impressione che tolleranza e rispetto verso gli altri vogliono dire non solo rispettare la verità degli altri credi e convinzioni, ma considerarli, questi, giusti come i tuoi. Però è sbagliato. La tolleranza non è mancanza di differenziazioni. Tolleranza e rispetto vogliono dire appunto accettare il diritto all’esistenza di convinzione e verità di altri credi, anche se tu non li consideri giusti". E questo è fondamentale se vogliamo  che la pace sia nel cuore degli uomini  di oggi.

D. Considerando la tua esperienza ritieni possibile  mantenere un rapporto di fraternità e di rispetto profondo quando ci poniamo su alcuni problemi fondamentali in posizioni opposte o diverse?

Stavo chiacchierando con un caro amico italiano,  ed eravamo d’accordo su tutti gli argomenti; all’improvviso un  punto di disaccordo: la questione del Kosova e i suoi problemi. E’ stato impossibile arrivare ad un ragionamento che potesse avvicinare le nostre posizioni. Abbiamo, allora, rimandato la nostra discussione. Però ci siamo salutati abbracciandoci, per mostrare all’altro e a noi stessi che niente era cambiato dentro di noi, l’affetto e l’amicizia sono rimasti  intatti.

A cura di Pasquale Lubrano Lavadera





[1] Tipici convegni promossi dal Movimento dei Focolari per promuovere la fraternità universale attraverso il dialogo fra persone di convinzioni religiose e persone senza un riferimento religioso.

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