Jordi Illa: I conflitti, un'opportunità per trasformare la realtà sociale

Barcellona: Il porto



Più che nuove definizioni di dialogo, occorrono spazi concreti in cui esso possa praticarsi, ed ancora di più, nei quali ci si possa allenare. In questo modo saremo capaci, non soltanto di qualificare come parlano gli altri, ma di mettere in pratica le capacità comunicative di ciascuno in un clima di rispetto reciproco. 
Soltanto se pratichiamo il dialogo in maniera frequente e sistematica - soprattutto con quelle persone che la pensano molto diversamente da noi – possiamo allenarci per fare della comunicazione uno spazio di crescita e arricchimento mutuo e per fare dei conflitti non un problema, ma un’opportunità per trasformare la realtà sociale.
Questo processo risulta efficace solamente dal punto di vista dell’apporto che possono costituire le nostre differenze e non dal confronto che nega l’avversario e lo qualifica come nemico.
Le ragioni esposte rappresentano il merito più grande del “Gruppo del Dialogo” di Barcellona, un’esperienza che si realizza da qualche anno costituendo uno spazio aperto d’incontro permanente e sistematico, nel quale le persone che partecipano, non lo fanno sotto la pressione di risolvere un particolare affare, ma con la finalità gratuita di scambiare delle opinioni e di ascoltare gli altri su degli argomenti d’interesse generale. Qualcosa, dunque, di così semplice e complesso come il fatto di volere dedicare un paio d’ore al mese per allenarsi nella pratica del dialogo.
Ciò che caratterizza quest’iniziativa è l’ascoltare e il parlare pensando all’altro; un andirivieni d’idee che s’intrecciano, che fluiscono sfumate dalla visione del mondo di ciascuno dei partecipanti.
Una volta alcuni parlano e gli altri ascoltano, poi, succederà all’inverso. Quelli che ascoltano, a volte, prendono appunti, altri preferiscono incidere tutto nella memoria; ci sono anche coloro che completano le idee esposte mentre c’è chi le presenta, chi pone delle domande, qualcuno che ne fa la sintesi…
Il tempo trascorre e l’argomento diventa più completo, s’impara qualcosa di nuovo…si riflette sul punto do vista altrui allo stesso tempo in cui s’arricchisce il proprio. Niente di più e niente di meno di questo: un ambito che esiste e ben riuscito, diventato ormai un punto fisso sull’agenda.
Ecco l’impressione di uno dei partecipanti: “Da qualche tempo partecipo al Gruppo del dialogo. Ne avevo già sentito parlare ed effettivamente lo seguivo da una certa distanza, mi interessavano i suoi contenuti, la sua metodologia e la gente che lo portava avanti. In realtà, la mancanza di tempo e l’eccesso di occupazioni così come una buona dose di prudenza mi orientavano a non coinvolgermi in un’altra nuova attività. Un giorno, parlando con Roberto e Dolors, animatori del Gruppo, si vide l’opportunità di fare questi incontri nell’ufficio in cui lavoro, una piccola agenzia di pubblicità che dispone di un’ampia sala ed è situata presso il centro della città. Siccome non potevo andare io alla montagna, ecco che la montagna veniva da me. La verità è che l’esperienza – dal primo giorno fino ad oggi – è stata molto arricchente. Ho trovato un gruppo piuttosto eterogeneo. Gente di diverse età e provenienze, di culture e convinzioni differenti, che con sei premesse molto semplici, riuscivano ad ascoltarsi e a trarre profitto dal tema e dal dibattito che si presentava. I temi trattati sono stati diversi e di grande attualità: integrazione, relazione uomo-donna (violenza domestica, identità e potere…), soluzioni dei conflitti, convivenza, valori laici e sincretismo religioso, le bande, l’educazione ai valori, egoismo e altruismo, creatività e idee pratiche per la pace. Alla fine, dopo aver ascoltato, ci troviamo con una certa inusuale pienezza. Addirittura ci sentiamo ottimisti e vediamo il mondo molto più vivibile. Sinceramente, un’esperienza del tutto raccomandabile ai nostri migliori amici.”
Ecco i sei punti per il dialogo: 
1)Accettare la sfida di un dialogo profondo. E’ un dialogo: bisogna dare e ricevere; 
2)Il fondamento è l’amore. Si offre e si accoglie; 
3)Si mantiene la propria identità, ma con apertura e rispetto per l’identità dell’altro; 
4)Il dialogo si attua seguendo la propria coscienza. Si cerca ciò che unisce, il positivo, i valori universali; 
5)Si vuole costruire la fraternità universale e testimoniare che l’unità è possibile; 
6)Siamo in cammino e vogliamo percorrerlo insieme.
Jordi Illa

Commenti

Anonimo ha detto…
ciao Pasquale,
come promesso, sono andata a curiosare nel blog e, complimenti, scritto molto bene.
Questo articolo mi ha colpito molto perchè è sempre più difficile dialogare, scabiare pensieri, idee, emozioni. Spero che l'iniziativa di Barcellona possa prendere piede dovunque. Solo il dialogo può farci crescere :-)
a presto, roberta scotto galletta
Anonimo ha detto…
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