Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2025

ANNA MARIA ORTESE: Abbi cura...

Immagine
Anna Maria Ortese (1914-1988) Stai sempre vicino a qualcosa che cresce. Che sia un bambino, un progetto, un'idea, o un nuovo giorno. Senza mai dimenticare la terra, la cura di una pianta. L'incanto di un fiore che sboccia. Anna Maria Ortese

Alessandro D'Avenia: Ascolare gli alunni

Immagine
Alessandro D'Avenia Spesso vengo criticato per il mio ottimismo. lascio il pessimismo e il cinismo agli altri... Non sono ottimista nel senso becero di chi non vede i problemi, sono ottimista perché spero. E non di quella malintesa speranza miracolistica "che tutto andrà bene", anche senza il mio impegno. Spero perché so cosa è alla mia portata. Spero perché mi sforzo di accettare ciò che non lo è. Di ciò che è alla mia portata dovrò rendere conto, perché i talenti ricevuti vanno trafficati. E' alla mia portata: preparare una lezione; dedicare qualche minuto ad un alunno in difficoltà fuori dell'orario scolastico; sorridere in classe evitando di far scontare i miei problemi ai ragazzi; correggere i compiti in tempo utile perché le correzioni servano a migliorare il loro lavoro; ... chiudere un occhio e distinguere tra persona e cosa fatta male; scambiare qualche parola con un collega stanco; proporre un percorso interdisciplinare a un altro collega la cui m...

È L AMICIZIA TRA GLI SCRITTORI CHE RENDE UN'EDITRICE "CASA"

Immagine
    Michele Prisco, Luigi incoronato, Domenico rea, Luigi Compagnone e Mario Pomilio legati da grande amicizia e diedero vita al gruppo "Le ragioni narrative" Tante le editrici in ogni nostra Regione; sorgono come funghi ma poche resistono: una stagione o due poi muoiono o languono nell affanno. Tante le ragioni ma una, forse la più significativa, spesso non è presa in considerazione. Perché un editrice diventi "casa" è necessario che essa non sia una tipografia che stampi libri e li pubblichi. È necessario che essa abbia un progetto intorno al quale si coaguli un gruppo di scrittori capaci di essere alleati leali e amici, capaci di sostenersi a vicenda nelle cadute e di gioire insieme nei successi. Sara questa alleanza', sentita e vera, tra l'editore e gli scrittori e tra gli scrittori, a dare fondamenta solide alla piccola editrice e a renderla un domani grande. L esperienza della Mondadori e dell'Einaudi vissuta negli anni d'oro della loro...

ANNICK COJEAN: AGLI INSEGNANTI DI TUTTE LE SCUOLE

Immagine
Annick Cojean  Un preside di un liceo americano aveva l’abitudine  di inviare questa lettera ai suoi insegnanti all’inizio di ogni anno scolastico:  “Caro Professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruita da ingegneri istruiti, bambini uccisi con veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università. Diffido – quindi - dell’istruzione.  La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri eruditi, degli psicopatici qualificati, degli Eichman istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani.” Annick Cojean  scrittrice

Arrendersi alla forza dell'amore

Immagine
  Il Complesso internazionale Gen Rosso Spesso la vita ci porta in situazioni in cui, a poco a poco e senza volerlo, ci chiudiamo in noi  stessi: una discussione, le nostre certezze, il nostro ego o le nostre paure. Ma a volte basta fermarsi davanti a una domanda semplice fatta di parole semplici, per os servare impreviste possibilità di cambiamento: “Chi sei tu per me?” o, in altre parole, “Chi  sono io per te?” Domande che, come dice Margaret Karram, aprono la strada a gesti concret i: “fare il primo passo, ascoltare, non risparmiare tempo, lasciarsi toccare dal dolore”1 È ovvio: se pensiamo agli altri, non pensiamo a noi stessi, né alle nostre debolezze, ai falli menti o alle ferite. Pensare all’altro ci porta a metterci nei suoi panni, in un atteggiamento di  reciprocità: “come mi sentirei se l’altro mi dicesse quello che io sto dicendo a lui?” oppure  “cosa posso fare per lui?” Se le nostre azioni nascono dal desiderio di mettere al primo posto il benessere...