Anche se sappiamo che il perdono è la via della
felicità, la nostra capacità di perdono è sempre limitata, superficiale,
condizionata. Tuttavia, siamo consapevoli che abbiamo bisogno di perdonare e di
essere perdonati.
Ogni atto di perdono è una scelta libera e consapevole
che va sempre rinnovata con umiltà e un cuore generoso. Non è mai un'abitudine,
ma un percorso impegnativo che è il frutto della scoperta di noi stessi come
fratelli e sorelle.
Quante volte le persone con cui viviamo - in
famiglia, nel quartiere, sul posto di lavoro o di studio - possono averci fatto
un torto e ci è difficile riprendere un rapporto positivo! Che fare? Alziamoci
al mattino con una "amnistia" completa nel cuore, con quell'amore che
tutto copre, che sa accogliere l'altro così com'è, con i suoi limiti, le sue
difficoltà, proprio come farebbe una madre con il proprio figlio che sbaglia:
lo scusa sempre, lo perdona sempre, spera sempre in lui…
Avviciniamo ognuno vedendolo con occhi nuovi, come
se non fosse mai incorso in quei difetti. Ricominciamo ogni volta non solo a perdonare, ma
anche a dimenticare: questa è la misura. È una meta alta verso cui possiamo
camminare con la
prospettiva del "noi", della fraternità: non penso solo a me stesso,
ma anche agli altri. La mia capacità di perdono è sostenuta dall'amore degli
altri, e d’altro canto, il mio amore può in qualche modo sentire proprio l’errore
del fratello: forse dipende anche da me, forse non ho fatto tutta la mia parte
perché si sentisse accolto, compreso …
In una città italiana caratterizzata da un contesto
sociale complesso, due gruppi di persone sinceramente interessate al bene
comune vivono da tempo un'intensa esperienza di dialogo che ha richiesto di
superare alcune difficoltà che sembravano all’inizio insormontabili. Il primo approccio
era stato di diffidenza ed da parte del gruppo ospitante sembrava evidente come
questo incontro non fosse gradito. L'amore offerto dalla condivisione del cibo
portato per l'occasione aveva aiutato a rompere il ghiaccio ma, nonostante
questo, alcuni avevano iniziato a sottolineare i difetti che vedevano nell’altra
associazione. Non volendo entrare in una guerra verbale, i “nuovi arrivati”
hanno chiesto quale difetto o differenza avrebbero mai potuto essere così forti
da impedire loro di amarsi: infatti quello era un valore riconosciuto tra i due
gruppi. Quella domanda è stata il punto di svolta per iniziare a parlare di ciò
che li univa e alla fine di quel primo incontro si lasciarono con la promessa
reciproca di incontrarsi di nuovo e allargare il cerchio degli amici. E il
rapporto continua ancora oggi.
a cura del Gruppo del Dialogo dell'Uruguai
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