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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Mariapia Veladiano: Che errore quei soldi agli studenti

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Mariapia Veladiano Quando si parla di scuola bisogna applicare mille prudenze perché ogni scuola è un mondo e solo chi proprio là vive e lavora può conoscere che cosa aiuta i ragazzi ad appassionarsi alla cultura, a vincere un’indolenza, magari ambientale, che potrebbe far pensare che, proprio no, studiare non vale la pena. Detto questo, l’idea di ricompensare la media dei voti con un premio in denaro è infelice. E’ un’idea non nuova e sbagliata…La misura del merito non è il voto. Già il voto in sé  ha mille pesi diversi da una scuola all’altra, da una sezione all’altra…Il merito è meravigliosamente altro…Santificare il voto vuol dire sposare la logica (aziendalistica) del risultato: o c’è o non c’è, in mezzo il nulla. Si può dire naturalmente che così va il mondo, che “fuori” nella realtà del lavoro sarà poi così. Ma è sbagliato, non crea né giustizia, né felicità e non piace a nessuno e, appunto, nella scuola bisogna mostrare che abbiamo valore al di là del risultato e che il m

Ermanno Olmi: Penso che sull'economia ci abbiano mentito

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Ermanno Olmi e sua moglie Loredana Detto Oggi, mi pare che le sorti del mondo dipendano solo dal denaro. L’economia degli Stati e quelle familiari non ce la fanno più a tenere dietro ai nostri sperperi. Jacques Delors ha dichiarato: “Apriamo gli occhi. L’Europa e l’euro sono sull’orlo di un precipizio”. Ma come, apriamo gli occhi? Fino a ieri ci dicevano che per diventare ricchi bisognava consumare . E noi ci abbiamo creduto: una vera e propria “dittatura della stupidità”. E allora giù, a spendere e spandere fino al piacere assurdo del superfluo. Tanto a pagare - col mutuo - c’è sempre tempo. Ma adesso quel tempo è arrivato e non sappiamo più come fare a saldare il cumulo assurdo del nostro debito. Dove trovare tanto denaro? Per non precipitare nel baratro del fallimento, ecco che per “salvarci” si parla di far ripartire di nuovo i consumi. Ma come, non ci hanno forse appena detto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità? Che abbiamo straconsuma

Insegnare: che cosa e a chi?

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Paola Mastrocola Quando leggiamo a chi ci è vicino quel che ci piace o ci emoziona, noi stiamo insegnando. E ne siamo felicemente consapevoli. Non abbiamo fatto nessun corso di didattica e non sappiamo affatto che quel che stiamo facendo è insegnare, lo facciamo e basta, perché ci sembra naturale farlo, e l'unico impulso che seguiamo è il profondo desiderio che l'altro partecipi alla nostra gioia interiore, che la condivida. Insegnare è entrare in classe e dire: sentite che bello questo brano. Se poi quel brano non l'abbiamo trovato ieri per caso solo noi, e non piace solo a noi, ma è un brano famoso, noto a tutti, che viene da un tempo passato e che anche le generazioni passate hanno amato e, per questo amore, tramandato...allora ancora meglio, siamo doppiamente felici: perché condividiamo qualcosa che è già stato prima di noi, condiviso e dunque appartiene a tutti. In questo caso condividerlo vuol dire percepire il tempo che scorre e capire di far parte di un mo