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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

LUIGI CAVAGNERA: Camminare, dialogare, fare

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Luigi Cavagnera Da diversi anni frequento il gruppo del dialogo di Milano, Non ho riferimenti religiosi, ma credo nei valori universali di pace e fraternità che aiutano e alimentano la vita sociale. Il mio tempo lo impego con piacere e soddisfazione in Italia, supportando e consigliando i giovani che entrano nel mondo del lavoro, oppure nel progetto imprenditoriale "Sogni&business". Poiché mi piace viaggiare e parlo qualche lingua sono soddisfatto se riesco a contribuire al miglioramento della vita di qualcun'altro. certamente sono solo gocce in un mare di necessità, ma credo che l'importante sia l'impegno. Viaggio in diversi paesi all'estero, in Oriente e in America del sud su segnalazioni di associazioni di volontariato cui arrivano richieste di sostegno; seguo l'evolversi degli interventi che si decide di sostenere e con la mia presenza in loco, verifico e aiuto con suggerimenti la loro realizzazione pratica. In genere i viaggi sono due; il primo pe

CI VORREBBE UN MIRACOLO

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  Come vedete dall'immagine sopra queste poche righe (è un muro di Trastevere) per il nostro miracolo andiamo a cercare uno strano e dimenticato personaggio dell'antica dottrina dei soviet (perché del comunismo, alla fine, non si butta mai nulla!).Anton Semenovic Makarenko, che fu un grandissimo pedagogista, considerato l'educatore sovietico ufficiale, morto a Mosca nel 1939, prima di vedere il disastro dell’impero sovietico. Durante tutta la sua vita aveva immaginato la pedagogia come lo strumento per creare l’uomo sovietico(terribile previsione poi non realizzata,per fortuna nostra) che avrebbe portato il "sol dell'avvenire"e realizzato la rivoluzione rendendo l'umanità felice.  Perché parlare di questo ormai dimenticato personaggio? Nel suo libro "Poema pedagogico" usa un'espressione che ci ha affascinati: "Moralmente handicappato", e parla della possibilità di trasformare un vulnus in una risorsa, ossia trarre vantaggio da un di

Uscire dall'individualismo

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Maria Emmaus Voce Si parla, ormai a livello globale, di crisi dei valori in tutti i settori, della famiglia, della politica, della società...ma soprattutto di crisi economica mondiale. E da questa situazione non è certo rimasta indenne la nostra Europa. Tuttavia è mia convinzione che la vera radice di tutto ciò stia fondamentalmente nella crisi dei rapporti. A livello personale, di gruppi e di nazioni occorre uscire dall'individualismo per andare incontro all'altro; intensificare il rapporto con ogni persona che ci passa accanto, fondandolo sul Vangelo, e contribuire, personalmente e tutti insieme, al bene e alla guarigione del pezzetto di umanità di cui facciamo parte. Maria EmmausVoce da  Dialogo tra amici, n.54 - Maggio 2012

Pino Daniele: "Non inseguire il mercato"

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Pino Daniele in concerto Ci piace ricordarlo  con queste sue parole: La musica  è tutto quello che ho... Io faccio e dimentico. Il verso più bello forse lo devo ancora scrivere...L'esperienza serve a poco se non a capire la cosa più importante, e cioè che il come conta più del quando e del quanto . Si deve acquisire un metodo e non inseguire il mercato, non fare cose che non ti appartengono. Ci sono stati periodi in cui mi sono fatto condizionare. Il successo ti cambia, ti stranisce. Si emoziona un bambino alla prima comunione, figuriamoci un ragazzo che si ritrova duecentomila persone davanti ad ascoltarlo...Bisogna anche saper tornare alla normalità, all'intimità...Non sono cambiato, sul palco parlo sempre poco. Io non faccio l'intrattenitore, non sono uno showman. Quando uno studia e si sacrica tutti i giorni, il palco è un momento di grande serietà e rispetto per la musica. Giudicatemi per quella. Pino Daniele da Emilio Marrese. Pino Daniele, La Repubblic

Carlo Mazzacurati: Ogni persona che incontri

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Carlo Mazzacurati (1956-2014) “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla.” Carlo Mazzacurati

André Stern: Regali di qualità non in quantità

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lo scrittore francese André Stern Papà e mamma non avevano bisogno di ricoprirci di enormi regali per dimostrarci il loro amore. Non eravamo sensibili alla quantità dei giocattoli, bensì alla loro qualità; e, autonomi anche in questo campo, non lasciavamo che il marketing e le ultime invenzioni dei fabbricanti influenzassero i nostri desideri. Contrariamente a quanto capita ai nostri giorni, Natale o i compleanni non rappresentavano il momento dell’indigestione e delle spese, ma erano un’occasione di raccoglimento e di creatività. I nostri genitori non si sono mai serviti della "lista di Babbo Natale”, riservata a genitori a corto di idee, di disponibilità e di tempo e che, a forza di non frequentare i propri figli, ne ignorano le inclinazioni, le preoccupazioni e i desideri, come pure il modo di sorprenderli. Scoprivamo con incanto ciò che i nostri genitori avevano scelto e preparato, mentre oggigiorno, molti bambini sono delusi di non ricevere tutto ciò che hanno chiesto.

PLLAV, Silenzio sull'isola, Procida 2020

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  PLLAV, Silenzio sull'isola, Procida 2020

Domenico Pisano: La speranza è Natale

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  Domenico Pisano Natale giunge sempre con l’inverno. Non a caso. L’inverno a portare il freddo; Natale un tepore. L’inverno a spegnere i colori; Natale ad accendere i falò. L’inverno ad innevare le tristezze; Natale a dispiegare le attese. L’inverno a congelare il silenzio; Natale ad abbracciare un canto. E’ come se il bene e il male, la luce e il buio si presentassero insieme in una percezione lieve ed irta per una lotta antica e moderna. Una naturale contraddizione di vita e morte, Natale e inverno. Ebbene, questa è la recondita dimensione natalizia, offuscata da un’idea sin troppo evanescente e retorica (o addirittura consumistica) di un evento interiore, opportunità di humanitas, ridotto a balocco colorato. Natale è nascita, sì. Bellissimo! Un inizio. Anche se accompagnato più da stucchevoli zampogne che dall’armonia di un vagito; anche se immaginato più nella stasi di pastori erranti che nel balbettio di gambine lattee. Natale è, invece, una prenascita, il grembo materno, la pr

Chiara Lubich: Ecco cosa sogno in questo Natale

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 a Maltese nativity  Here’s my ‘dream’ this Christmas: “A WORLD invaded by LOVE!” (…) Perhaps, it may not be in our generation...  What’s important is that one day this dream will come true. It takes time, of course. But we know how we can be among the pioneers: if we light a fire among us, the future is predictable: it will burn and win. The important thing is never to quench this love. (...) Chiara Lubich Ecco cosa “sogno” in questo Natale: il mondo invaso dall’amore! (…) Non sarà forse nella nostra generazione… L’importante è che un giorno sia. Ci vuole del tempo, certo. Ma noi sappiamo essere fra i pionieri: se accendiamo un bel fuoco in mezzo a noi, il futuro è prevedibile: esso brucerà e vincerà. L’importante è non spegnere mai l’amore. (…)                                                                           Chiara Lubich

Salvatore Quasimodo: Natale

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Salvatore Quasimodo Natale. Guardo il presepe scolpito, dove sono i pastori appena giunti alla povera stalla di Betlemme. Anche i Re Magi nelle lunghe vesti salutano il potente Re del mondo. Pace nella finzione e nel silenzio delle figure di legno: ecco i vecchi del villaggio e la stella che risplende, e l'asinello di colore azzurro. Pace nel cuore di Cristo in eterno; ma non v'è pace nel cuore dell'uomo. Anche con Cristo e sono venti secoli il fratello si scaglia sul fratello. Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino che morirà poi in croce fra due ladri?                                                                 Salvatore Quasimodo

Goffredo Fofi: "Per me l'asino è bello"

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L’asino è stato considerato nei secoli un animale brutto e sgraziato. Però i veterinai dicono che è un animale intelligente al contrario del cavallo…Per me l’asino è bello, anzi bellissimo, e le sue tante qualità (la perseveranza, la forza, la bontà, e anche la capacità di dire no, oltre alla sua parentela col contadino) trasformano la sua apparente rozzezza in grazia, in bellezza, anche per la dolcezza di uno sguardo che sembra tutto capire e soffrire. Goffredo Fofi da  Goffredo Fofi, "Bimbi, asini, puri di cuore: ecco dove trovare la vera bellezza" Avvenire 25 ottobre 2013

PAOLA CAPRIOLO: LA SOFFERENZA DEGLI IMMIGRATI

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  Paola Capriolo nel suO romanzo “Caino” (Bompiani) entra nel vivo della sofferenza di un immigrato lasciato ai margini della società. Ad Alessandro Zaccuri che le ha chiesto il perché di questo tema, ha così risposto: “Questa degli immigrati, degli stranieri   è una realtà che mi colpisce profondamente. Penso alla sorte delle persone stipate nei barconi, cerco di immedesimarmi   nella vastità di un dolore che nasce nella povertà e finisce per condurre all’esclusione come avviene a tanti migranti nelle nostre città. Sono loro adesso a stare sulla Croce. Cristo oggi ha il volto dello straniero…Quello della sofferenza è un tema universale, eterno. E lo è ancora di più nella declinazione caratteristica del cristianesimo, per cui nella vulnerablità dell’uomo   è dato di riconoscere una traccia del divino. Pur non essendo credente, mi sento molto vicina a questa sensibilità, che ci invita a soffermarci sulla nostra condizione di creature. Ci troviamo innanzi a un’idea dalla

JAMES FRANCO: SIAMO TUTTI FORTEMENTE CONNESSI

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James Franco La gente e i luoghi hanno una grande influenza su di noi. E’ con loro che interagiamo quotidianamente. Possiamo pure ribellarci al nostro ambiente, ma anche questa nostra ribellione finisce per influenzarci. In negativo ma ci influenza. Così come ci influenza la cultura pop. Il mondo oggi è estremamente connesso, e gente in posti lontanissimi tra loro finisce per essere influenzata dalla stesse cose. James Franco Da Tiziana Lo Porto, James Franco: la mia vita è una poesia che ho scritto io, il Venerdì di Repubblica, 5 aprile 2013

YVES BONNEFOY: “Rendere più intenso il rapporto con l’altro”

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Yves Bonnefoy E' appena stato pubblicato per la Mondadori l'ultimo libro del grande poeta francese Yves Bonnefoy: "L'ora presente". Riportiamo alcuni passi di u'n intervista concessa allo scrittore Fabio Scotto che ha tradotto il testo in italiano. La poesia, al di là di ogni rappresentazione predefinita, tenta di ricreare la pienezza di un rapporto immediato con l’altro nella sua totalità…La vera poesia è il contrario della solitudine, proprio perché mira a rendere più intenso il rapporto con l’altro…La preoccupazione politica è fondamentale nella mia poesia, anche se non si manifesta  mai in maniera diretta. Personalmente , considero la poesia come il fondamento di una vera politica per il bene comune. Riaffermando la relazione e il riconoscimento dell’altro, la poesia è il fondamento stesso della democrazia. Deve però rimanere se stessa, altrimenti  rischia di cadere nell’eloquenza o nella propaganda…La poesia deve cercare le costanti eterne al d

Luigi Villani: Amo la montagna!

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  Luigi Villani in una scalata al Lagginhorn (Svizzera, 4020 m) Ho scoperto la montagna come passione qualche anno fa quando ho partecipato ad un corso CAI sulle ferrate. Da allora ho girato per le montagne della mia regione e della Valle d'Aosta acquisendo le conoscenze e la tecnica per affrontare situazioni sempre più complesse. Ho anche imparato ad arrampicare su roccia e in falesia...Imparare a salire su pendii sempre più difficili, dai sassi alle rocce e dalle rocce al ghiaccio è un po' come scoprire i vari aspetti e le varie situazioni della vita: ognuna di esse ha bisogno di essere affrontata e risolta. Andare in montagna o arrampicare in cordata significa avere fiducia reciproca in chi ci è vicino altrimenti non si va da nessuna parte. Frequentare le montagne mi ha permesso di toccare con mano la crisi ambientale dovuta ai cambiamenti climatici. Credo che come umanità "progredita" e "consapevole dei consumi" dovremmo dare una bella frenata ai nostr

NARTIN LUTHER KING: ANCHE SE IL MONDO ANDRA' IN PEZZI

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  Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele. Martin Luther King

La scuola viene spesso recepita dai giovani come un carcere

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Nella stragrande maggioranza dei casi l’origine del disagio nei giovani ha a che fare con due realtà: la famiglia e la scuola…In quanto docente mi interrogo soprattutto sulla scuola…Quell’ambiente che dovrebbe essere per eccellenza il luogo della crescita personale, della socializzazione, della formazione culturale, insomma luogo di scoperte, di curiosità, di entusiasmi, spesso viene percepito come un carcere. Ha scritto Oscar Wilde: “Una scuola dovrebbe essere il posto più bello di ogni città e di ogni villaggio, così bello che la punizione, per i ragazzi indisciplinati, sarebbe di essere privati della scuola l’indomani”. Temo che siamo molto lontani da quell’auspicio…Ciò che emerge dal vissuto di molti ragazzi è che la scuola viene percepita come un posto freddo, lontano, giudicante, punitivo, ma soprattutto impersonale…Si tratta di conoscere bene ogni singolo studente, ascoltarlo prima ancora di parlargli per trasmettergli i contenuti disciplinari, cercando di abbattere il

ROBERTO SAVIANO: "I ragazzi! Metterei il mondo nelle loro mani"

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Robeto Saviano La conoscenza è il primo strumento non solo per disarticolare il narcotraffico, ma anche per permettere a un Paese di essere cosciente dei flussi che determinano il suo destino. Mi spiego: se un ragazzo italiano si accorge che, mentre le aziende non producono più e i consumi ristagnano, continuano a sorgere centri commerciali, condomini,, negozi, comincia a rendersi conto che dietro c’è l’azione dei gruppi criminali che riciclano denaro, strappono appalti, drogano il mercato. Se lo sai, ne parlerai,   costruirai indignazione, educherai tuo figlio…I ragazzi mi infondono forza, arrivano alle presentazioni accompagnati dai genitori, come se andassero al concerto di Vasco Rossi. Sono liberi da ideologie, privi del livore che ha divorato la mia generazione, aperti alla possibilità di inventare un mondo nuovo…Mi raccontano che spinti dai miei libri, vogliono diventare magistrati, poliziotti, giornalisti…Metterei il mondo nelle loro mani. Roberto Saviano Da Paolo P

ARIANNA HUFFINGTON: "Nessun lavoro è troppo umile"

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Arianna Huffington Ogni lavoro va vissuto con dignità. Lo dice la scrittrice Arianna Huffington  ricordando quello che le ha insegnato sua madre: "Non giudicare le persone dal loro lavoro ma da come lo fanno; non sentirsi da meno di nessuno; dare con gioia; insomma: non avere paura". Inoltre aggiunge: “Mia madre ha trasceso le gerarchia e dimostrato a chiunque abbia avuto la fortuna di entrare in contatto con lei che siamo fatti tutti della stessa pasta. Il suo approccio con la vita consisteva nell’apprezzare sempre il suo prossimo, e siccome questo sentimento di fiducia e connessione è contagioso, tutti l’apprezzavano a loro volta. Quand’era già abbastanza anziana, mise in pratica la sua convinzione che nessun lavoro fosse troppo umile, e che a determinate il valore di una persona non fosse il modo in cui si guadagnava da vivere, ma la dignità con la quale svolgeva il proprio lavoro”. ARIANNA HUFFINGTON Da  Arianna Huffington, Quello che mia madre mi ha

DOMENICO PISANO: La scuola e la primavera

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  Domenico Pisano       La cultura è pathos, entusiasmo, partecipazione; l’istituzione scolastica la sua teca. Attorno un flusso di idee, esperienze, sensazioni, scoperte, proposte, discussioni; all’interno il rispetto verso l’altro, la parola onesta, l’identità. Ed ecco, invece, il Covid 19, che ha balbettato con pseudolinguaggi. La DAD e la DDI, signorine zitelle ed acide: sigle anonime, acronimi freddi, sillabe impersonali. Un fiato pesante, il loro; un respiro gelido. La lezione online separa docenti e discenti, allontana orizzonti comuni, spegne entusiasmi e sguardi. Elogiato e osannato da anni, si presenta sfacciato il “rapporto informatico”, che ha schernito quello umano, per una modernità dalle “magnifiche sorti e progressive”. Anacronistico è scrivere una lettera, concreto una e-mail. Il Covid 19 ha inasprito un malessere e svelato un virus etico, da tempo silenziosamente nascosto e diffuso. La scuola ne ha risentito più delle altre istituzioni. La scuola fatta di aule e banch

ERNESTO BALDUCCI: "Il Natale"

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Ernesto Balducci (1922-1992) "Noi comprendiamo che l'alternativa propostaci dal Natale, è l’uomo non violento, l’uomo mite, l’uomo pacifico, anzi facitore di pace, l’uomo amante della giustizia fino a essere perseguitato... questa è l’alternativa”                                                                            Ernesto Balducci

Con Daniele Greco rinasce la passione per l’atletica tra i giovani

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Daniele Greco    Il 30enne Danielo Greco, oro agli europei indoor salto triplo nel marzo 2013, ha riacceso   nei giovani la passione per l’atletica leggera. E non solo. I vari istituti superiori se lo contendono per la sua capacità di dialogare con gli studenti e i docenti, appassionandoli allo sport ma anche a valori quali giustizia, lealtà, solidarietà, amore per i più deboli. Cosciente delle proprie capacità atletiche non si esalta e riconosce il valore dei compagni di squadra e di chi lo ha preceduto. Al giornalista Cesare Monetti che le chiede cosa ne pensa della nuova generazione dell’atletica italiana, così risponde: “Finalmente si sta compiendo il cambio generazionale…Dicono che io sia la punta di diamante della nazionale, ma non mi reputo adatto a questo ruolo. Ci sono diversi ragazzi di assoluto livello come Alessia Trost, Michel Tumi, José Bencosme. Una piacevole boccata d’aria dopo qualche anno poco felice. Ma non dimentichiamoci che ci sono ancora grandi leoni come  

PRIMO Mazzolari: "Come entrare in rapporto con l'altro"

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Don Primo Mazzolari (1890-1959) Nell'altro non si entra come in una fortezza, ma come si entra in un bosco in una bella giornata di sole. Bisogna che sia un'entrata affettuosa per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari, rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso, ma come ospite, con riguardo, con venerazione..  non per spossessarlo ma per tenergli compagnia, per aiutarlo a meglio conoscersi, per dargli consapevolezza di forze ancora inesplorate, per dargli una mano a essere se stesso.. Primo Mazzolari

FRANCESCO PELOSO: Scontro nella Chiesa

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  Francesco Peloso Oggi nella Chiesa si scontrano apertamente due filoni di pensiero, uno tradizionalista e uno che tende a mettersi in sintonia con la modernità.  Anche il Papa viene contestato da chi non  ne condivide il magistero, però è un rischio che lui ha accettato. Senza conflitto non c'è cambiamento. D'altra parte, qualsiasi tipo di riforma tocca regole e comportamenti consolidati. Per cambiarli fai fatica.  E' un processo , la parola chiave del pontificato. C'è bisogno di tempo, di conflitto, di libertà di parola. Francesco Peloso Intervista a Francesco Peloso in occasione della pubblicazione del suo libro Oltre il Clericalismo, Città Nuova n.11 novembre 2020  

Raffaella Bellucci Sessa: Tempo di Avvento

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Raffaella Bellucci Sessa   Mi manca moltissimo il gruppo del dialogo, interrotto a marzo per le note ragioni. Non siamo stati così bravi da collegarci a distanza...non amo questa esperienza, mi serve la presenza fisica, quello che in psicomotricità si chiama "il dialogo tonico". E' questo che soffro tanto in questo lungo periodo. E' difficile accarezzarsi con gli occhi, non ci siamo abituati. Il telefono...la voce...no, parlare non basta. Però si imparano tante cose. Si è più attenti, si impara a sorridere e a cogliere il sorriso dietro la mascherina, a riconoscere gli occhi che ridono, quelli smarriti, quelli tristi, quelli disperati senza lacrime, quelli stanchi di una stanchezza antica...A parte questo aspetto non soffro le giuste limitazioni. Mi aiutano a sentirmi casa, e famiglia, anche se sola e isolata; mi aiutano a vivere l'attesa in modo nuovo, intimo. Lentamente, senza affanno, preparo la casa vestendola a festa, di calore e di colore. L'ho sempre fa

CARL GUSTAV JUNG: Perché desideriamo l'approvazione degli altri?

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  Carl Gustav Jung (1875-1961) "Più si è distanti dal proprio sé, più si dipende dall'approvazione degli altri." Carl Gustav Jung

Erri De Luca: Natale arriva...

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  Erri De Luca  Nello scasso profondo dei nuclei familiari,  Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato. Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene. Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati. Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i... disertori. Ma è gior

Alessandro D'Avenia: La Didattica a Distanza un falso problema

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  Alessandro D'Avenia Dobbiamo smetterla di ridurre la scuola al medium che usiamo. La scuola è la relazione discepolo-maestro. Una relazione circolare che ha come obiettivo la crescita sia dell’uno che dell’altro. Se questo non accade, la relazione semplicemente non c’è, sia in presenza sia a distanza. La scuola è aperta solo dove questa relazione è viva. Abbiamo bisogno di una scuola che torni a dare centralità alla relazione, e invece la scuola di oggi, tra burocrazia e supplentite, è l’esatto contrario. La Didattica a Distanza (DAD) in molti casi è solo il necrologio di un paziente moribondo, in molti altri è un’occasione di crescita straordinaria. Tutto dipende dalla relazione che avevamo prima con i ragazzi.  Alessandro d'Avenia da il Sole 24 0re - 26 novembre 2020