Natale
è tempo di regali, ma dovrebbe essere, ed è, il tempo dei doni. I regali e i
doni sono atti umani diversi, convivono gli uni accanto agli altri, ma non vanno
confusi tra di loro. Nel regalo (parola che proviene da regale, l’offerta
al o dal re), prevale la dimensione dell’obbligo (che i latini chiamavano
munus). I regali si fanno spesso (non sempre) per assolvere a obblighi,
normalmente a buoni obblighi, verso famigliari, amici, colleghi, fornitori,
clienti, responsabile ufficio acquisti... Se si va a casa di qualcuno,
soprattutto nei giorni di festa, e non si porta un regalo, non si adempie a una
sorta di obbligo, si infrange una buona convenzione sociale. Per questo le
pratiche di regalo conservano qualcosa delle pratiche arcaiche delle 'offerte' e
dei 'sacrifici' cultuali.
I regali sono previsti, regolati dalle convenzioni
sociali, e in non pochi casi pretesi (in molte regioni i regali per i matrimoni
sono regolati da norme molto dettagliate e rigidamente osservate, fino a
indebitarsi). Non stupisce allora che un economista, Joel Waldfogel, abbia
dimostrato, dati alla mano, che i regali di Natale distruggono in media il 20%
del valore dei beni regalati, poiché se le persone scegliessero i propri regali
invece di riceverli dagli altri, la loro soddisfazione sarebbe maggiore.
Così quest’economista propone di regalare denaro ad amici e parenti – ed è
quanto ormai accade abitualmente con figli, nipoti e parenti, poiché regalare
denaro diventa una via più semplice, per chi dà e per chi riceve. Niente di
male, soprattutto nel caso di matrimoni, quando la giovane coppia ha spesso
bisogno anche di denaro, purché non chiamiamo queste pratiche 'doni'.
Il
dono è altra cosa, ha altra natura, altro costo, e altro valore. È una faccenda
di gratuità, è un bene relazionale, cioè un atto dove il bene principale non è
l’oggetto donato ma la relazione tra chi dona e chi riceve. Il dono non è
previsto, a volte atteso, sempre eccedente, non legato al merito, sorprendente.
È costoso, e le sue principali 'monete' sono l’attenzione, la cura, soprattutto
il tempo. Il dono è esperienza di 'alzarsi in fretta' e di 'mettersi in cammino'
verso l’altro.
Fare un regalo è facile, se ne possono fare decine in un paio
di frenetici pomeriggi di shopping.
Fare un dono è difficile, per questo se
ne fanno e ricevono pochi. Per il dono c’è bisogno di un investimento di tempo,
di entrare in profonda sintonia con l’altro, di creatività, fatica, e rischiare
anche l’ingratitudine. Quando il dono si esprime anche con un oggetto donato,
quel dono incorporerà per sempre quell’atto d’amore, quel bene relazionale da
cui è nato e che a sua volta fa rinascere. Quando vinsi un importante concorso,
un mio amico e collega più anziano mi regalò una penna stilografica: vi fece
apporre le mie iniziali, scrisse un bellissimo biglietto (nel contenuto e nella
forma), e per consegnarmela mi invitò a cena insieme alla sua famiglia. Quella
penna non era un regalo: era un segno, 'sacramento' di un rapporto importante,
che rivive tutte le volte cha la uso.
Commenti