Roberto Benigni, il pifferaio magico
Un momento di grande fascino
quello che Roberto Benigni ci ha regalato lunedì 17 dicembre su Rai1,
parlandoci, per due ore di seguito, della
Costituzione italiana e non solo.
Con amorevole ironia egli ha
voluto far precedere il suo intervento da alcune battute sulla politica
italiana soffermandosi sul personaggio Berlusconi. Qualcuno, in verità, non ha
gradito questa “prefazione”, dimenticando però che Benigni, da giullare toscano
quale egli è, non ha mai smesso di
“scherzare” con intelligenza mordace sulle contraddizioni dell’umanità più
varia, a cominciare dai “potenti”.
Dal nostro punto di vista, quello
scherzare con ironia pungente, su fatti concreti e discutibili, era una sorta di piano inclinato
per predisporci con leggerezza a quanto subito dopo, con forza coinvolgente, e a
tratti ancor più icastico ed incisivo ( vedi la metafora del medio evo), è
andato dicendo sui principi fondamentali
della Costituzione italiana.
Il suo discorso è stato un crescendo, in una trasformazione anche
fisica, che ha coinvolto tutti noi, grandi e piccoli, e come fece quel pifferaio
magico della nostra fiaba, ci ha messi tutti nel sacco.
Sì, ci ha messi nel suo sacco, e
ci ha portati ad aprire cuore e mente alla grandezza di quelle pagine storiche
della politica italiana, facendoci
riscoprire l’importanza della politica (bisogna amare la Politica!), il
rispetto delle donne, il ripudio della guerra, il valore del voto e dell’Europa unita , l’accoglienza
degli extracomunitari, il diritto al lavoro, il rispetto di tutte le religioni,
il valore grande del dialogo con tutti.
Ci ha, in tal modo, fatto sentire
la nostalgia di quegli uomini grandi, appartenenti ai diversi schieramenti
politici, capaci di dialogare tra loro e
mettere le loro diversità a servizio della nazione per scrivere “a fuoco”, in
maniera rivoluzionaria e ardita, le linee fondanti di un’Italia nuova e piena
di speranza, dell’Italia che ognuno di noi desidera.
Commenti
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la povertà di oggi è quella della verità, dell'onestà, della cultura, della intelligenza e non della furberia, Eccetera.
È quindi chiaro che il poeta/giullare Benigni non possa non "cantare" stigmatizzando questi non valori. Chi si offende ha la coda di paglia.
Vittorio Sedini
Grazie per questo ottimo blog.