Joahn Galtung: Dal conflitto al dialogo

Joahn Galtung


Il conflitto è il motore del cambiamento e io lo  intendo in due significati opposti. Come pericolo ma anche come opportunità. Dal conflitto può scaturire un invito a cambiare attraverso il dialogo: cosa possibile se si ha un’immagine positiva del futuro.

Dialogare significa crescere insieme, come quando pongo domande al mio interlocutore che stimolino al cambiamento e alla costruzione: non affronto, per esempio, chi ha in mano il potere in Myanmar accusando: Voi siete contro i diritti umani.
La domanda che pongo è invece: come vede lei, signore, il Myanmar del futuro? Quale è il Myanmar dei suoi sogni? Come desidererà vivere  in futuro?...

L’unione europea è sicuramente un buon modello, ma bisogna lavorare sui diritti  intrastatali. Sono quelli che mancano. Tutti devono poter vivere in un contesto dove poter soddisfare i bisogni fondamentali, dove ognuno possa votare e partecipare, e dove tutti possano vivere liberamente la propria cultura, che rappresenta il subconscio collettivo, l’insieme dei valori condivisi: sono norme che non passano per il cervello che abbiamo in testa, ma si ancorano piuttosto al cervello che abbiamo nello stomaco. Queste  devono diventare occasione di incontro…

Da dove cominciare? Dai bambini che possono apprendere da subito le tecniche del conflitto, inteso non come collisione di personalità, ma di scopi: io desidero, tu desideri. Da lì si parte. Si possono formare mediatori eccellenti, anche lavorando sulla loro creatività.

Joahn Galtung

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