"Il capitale umano" di Paolo Virzì

Una scena del film "Il capitale umano" con Matilde Gioli e Giovanni Anzaldo
C’è azzardo, speculazione e bramosia di denaro facile anche in Italia. Ce lo  ricorda Paolo Virzì, che con “Il capitale umano” dopo tante commedie intelligenti, caustiche e affollate, racconta splendori e miserie di una provincia del Nord Italia, offrendoci un affresco acuto e beffardo di questo nostro mondo balordo. All’origine de “Il capitale umano” c’è innanzitutto un vero colpo di fulmine per il romanzo di Stephen Amidon, “Human capital”, ambientato nel decennio scorso in un sobborgo residenziale del Connecticut. Quei personaggi, quella vicenda sono apparsi subito al regista livornese (e ai suoi sceneggiatori Francesco Piccolo e Francesco Bruni)  come emblematici dei nostri giorni anche nel nostro Paese: la ricchezza che non trae origine dal lavoro, ma dalle più spregiudicate ripartizioni fiscali, le speranze mal riposte di elevazione sociale, l’ansia procurata dal denaro, una generazione di figli costretti a pagare il prezzo più alto in termini di felicità, a causa della spasmodica ambizione dei lro genitori o della loro frustrazione…Soprattutto si narro di come il denaro, l’ansia di moltiplicarlo, l’angoscia di perderlo determini la vita affettiva, il destino, il valore delle persone.
“Il capitale umano” è, ad oggi, il film più impegnativo di Paolo Virzì. Molto articolata la storia, molto levigati i personaggi, che il regista toscano non assolve né condanna, lasciando che sia lo spettatore a trarre le sue conclusioni.

Paolo Perrone

da Paolo Perrone, La triste illusione dei soldi facili, Il nostro tempo, Domenica 2 febbraio 2014

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