"L’umanità del terzo millennio, l’umanità dialogica".
Un blasfemo filmetto su internet provoca il
finimondo. Beh, il termine finimondo non è esagerato. Mettiamo che il mondo
islamico decidesse in maniera compatta di farla finita una volta per tutte con
questo irritante Occidente che, in vario modo e puntualmente, offende quelle
che sono le sacre convinzioni di una civiltà sparsa ormai ai quattro angoli
della Terra.
Un po' di logaritmi muovono enormi risorse finanziarie,
che, in antico, venivano prodotte da milioni di uomini e donne che si
spaccavano la schiena lavorando la terra, oppure grazie a nobili arti e
mestieri o al sudore misto all’olio delle catene di montaggio. E se proviamo a
comprendere con il gioco del perché dei perché da dove provengono questi
soldi… ci perdiamo in un mare oscuro fatto di integrali e derivati. Dove ci
hanno condotto questi milioni di euro e dollari virtuali? Ad una delle più
disastrose crisi economiche che l’umanità abbia mai attraversato.
Uno tzunami senza precedenti attraversa il mondo della
politica. Ruberie e sperperi scoppiettano senza sosta e appena uno scandalo si
acquieta, ne rispuntano altri quattro fuori. E gli onesti? Perché certamente ve
ne sono di politici onesti, sembra che preferiscono ritirarsi sull’Aventino.
Un quadro fosco? No. Realistico? No. Direi, un quadro
incompleto.
Bisogna aggiungere il positivo. Intanto, secoli di civiltà
non si possono dimenticare per un momento di difficoltà, anzi, bisogna essere
certi – giusto per restare in Italia - che la patria dei Leonardo,
Michelangelo, Raffaello è la stessa dei Rossi, Esposito e anche dei nuovi
italiani Jussuf e Lao Chi.
E poi uno che in questi giorni ha partecipato a Loppiano
Lab, un posto dove la speranza non appartiene ad un futuro vago, fumoso, ma
ad un ieri + oggi colmo di fatti concreti, di operose iniziative, di brillanti
o addirittura geniali idee, ma soprattutto di tanto dialogo. Dialogo tra e con
le nuove generazioni, dialogo tra chi progetta e chi realizza, dialogo tra
politici con esperienza e giovani che desiderano fare esperienza con la
politica. Dialogo tra soggetti che, oltre a prevedere il sé, contemplano
l’importanza di accogliere il sé dell’altro. Soggetti del “noi”, ma non di un noi
gruppo privato, casta chiusa, blindata. Un noi universale, che non ha
confini, limiti, anzi un noi che più s’allarga e più è felice.
E il motore, la forza che allarga questo cerchio, da cosa è
costituita? Se non dal dialogo? Ecco perché il migliore augurio che si possa
fare a questa umanità del terzo millennio e che si trasformi in un’umanità
dialogante, intra ed extra dialogante.
Un'umanità che proviamo a definire: dialogica.
Naturalmente... se vi piace.
Franco Gallelli
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