La "caduta" di Alex Schwazer
Alex Schwazer resta il nostro campione e quello che abbiamo creduto di lui non era un miraggio; resta l’uomo che con tenacia ha combattuto per un obiettivo grande: dimostrare con forza e determinazione il valore dello sport, l’importanza del sacrificio e dell’esercizio della volontà nella vita dell’uomo. E le medaglie da lui conquistate lo stanno a dimostrare
Il fatto che egli sia caduto, certamente in un momento non facile della sua vita, nella tentazione di dover essere sempre all’altezza delle aspettative, di superare se stesso, è un’esperienza che è comune a tanti di noi.
Chi può dire di non aver provato momenti di scoramento, di buio, di incapacità a rimanere fedele a quegli ideali forti che hanno caratterizzato la nostra vita? Chi non ha mai provato la tentazione di uscire da quel tracciato che avevamo ben chiaro fino a un minuto prima e che improvvisamente si è oscurato.
Finanche Gesù sulla croce non ha visto più chiaro, sperimentando il buio assoluto, il fallimento, la delusione, dubitando anche di quella fede che lo aveva sostenuto fino a qualche attimo prima.
Ciò nonostante Gesù ha trovato la forza di rimettersi, ancora, nelle mani del Padre.
Ebbene, il fatto che Alex abbia sperimentato e provato il nulla, la sua fragilità, l’infedeltà, la cecità e di seguito l’amarezza e il fallimento, non lo rende oggi meno uomo, anzi lo fa più uomo, più vicino a noi tutti che soffriamo spesso nella mente e nel corpo la nostra fragile condizione umana.
I valori dell’amore, del perdono, della solidarietà ci portano ad essere oggi più che mai vicini al nostro campione, al quale sentiamo di partecipare quelle parole di Chiara Lubich che ci sono state utili in tanti momenti difficili e oscuri della nostra vita: “Non fare di questa caduta una battuta di arresto, ma una pedana di lancio per volare ancora più in alto.”
Sì, non fermarti Alex!
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