Alessio Boni: L'amicizia nella verità

Alessio Boni
Alessio Boni, attore di teatro, cinema e televisone è uno degli artisti più amati dal nostro pubblico. Riportiamo l’intervista che volle rilasciarci dopo lo spettacolo teatrale Art, dell’autrice francese Yasmina Reza, 


Il tema di fondo di Art è l’amicizia. Che valore ha nella tua vita questo sentimento?
L’amicizia è uno dei sentimenti più belli che lega le persone, ma non sempre essa è vissuta con autenticità e spesso interessi intellettuali, formalismi, categorie di subordinazione si nascondono dietro apparenze di condivisioni. Sappiamo che nell’amicizia non c’è attrazione fisica, come avviene invece nel rapporto uomo donna che permette di superare anche certe conflittualità dovute alla diversità psicologica oltre che ai caratteri. Nell’amicizia invece occorre una profonda onestà intellettuale, una stima reciproca, l’accettazione piena della diversità dell’altro. L’amico lo si sceglie, nella verità, senza finzioni o meschinità. Il testo Art della Reza smaschera le ipocrisie e ci porta a comprendere che non può esserci amicizia vera senza la forza della verità, che non va mai taciuta, anche se essa fa male.

Quale è la motivazione profonda che ti sollecita continuamente alla fatica e all’impegno del teatro, nonostante il successo televisivo e nel cinema.
Il teatro è la mia passione. Sono nato come attore di teatro. Infatti dopo i 4 anni di Accademia, per sette anni ho fatto solo teatro. Mi piace questo lavorare sul testo, comprenderlo, farlo mio…Ci lavori per due mesi poi entri nel personaggio e percorri i suoi passaggi così come l’autore suggerisce, ma ai quali tu devi aderire con la tua sensibilità, i tuoi sentimenti la tua voce, lo sguardo, i movimenti. E infine sali sul palcoscenico e ti cimenti cercando il rapporto con il pubblico, perché stai lì per quel pubblico, ed è questo rapporto col pubblico un’esperienza straordinaria irripetibile, sempre nuova, perché sempre nuova è la platea, che ti esalta e ti stimola a dare il meglio di te stesso. Ma è anche un termometro di cosa sia la nazione oggi, perché nonostante tutto incontri l’umanità con le sue pulsioni, le sue criticità, il suo entusiasmo le sue sconfitte e mentre tu reciti, entri in dialogo profondo con questa umanità ed avverti la sua reazione, in quanto si crea un rapporto intimissimo, un’atmosfera tutta particolare che induce sempre una riflessione nuova sull’uomo e sulla vita.

Ma anche un film dotato di una buona sceneggiatura può offrire riflessioni sentimenti, valori di questo tipo.
Certamente, ma per l’attore è molto diverso il modo di interpretare un testo teatrale. Nel teatro una volta impostata la scenografia, la musica, il testo è la linfa vitale che prende ogni elemento dello spettacolo e lo trascina con sé: l’attore è solo col suo testo e sviluppa il tema progressivamente, così come in una partitura musicale, per cui solo alla fine riesci a dare di esso il senso compiuto in quella determinata unità di tempo. Non così nel cinema o nella televisione dove l’attore è una pedina nelle mani del regista.

Ti condiziona una critica non favorevole.
Per niente. Sarei però ipocrita se dicessi che una buona critica non mi fa piacere. Ma quello che mi stimola di più e che mi interessa è il rapporto con il pubblico, incontrarlo dopo lo spettacolo, sentire dal vivo le loro reazioni, riflettere su quanto hanno colto o non capito. Quando recito capto “il respiro” del pubblico presente in sala, la sua partecipazione, il suo coinvolgimento, e se non riesco a sentire tutto questo allora si che devo mettermi in discussione. Senza questo rapporto il mio lavoro non è teatr, ma puro esercizio e tecnicismo sterile. E’ in questo rapporto che io incontro la dimensione culturale della mia gente ed allora nasce un osmosi che arricchisce me lo spettatore e il teatro, in questa sorta di reciprocità, diventa esperienza costruttiva dell’uomo.

Sei gratificato dal fatto che molti giovani assistono ai tuoi spettacoli?
Moltissimo, anche perché nello scegliere i testi da rappresentare io non trascuro i giovani, che sono il nostro futuro, per cui ho davanti a me un percorso ideale attraverso il quale voglio offrire loro strumenti culturali capaci di annullare quelle violente suggestioni di certi squallidi programmi televisivi. Per questo, se posso usare una parola impegnativa, direi che faccio scelte propedeutiche, in modo da portare il pubblico che mi segue a scoprire piano piano quelle grandi potenzialità che sono in ognuno di noi, per poi metterle in campo nella vita di ogni giorno.

a cura di Pasquale Lubrano Lavadera

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