LAVORARE PER LA PACE

 

Rondine "Cittadella della pace" Arezzo

Viviamo un tempo in cui tensioni, conflitti e messaggi di odio sembrano moltiplicarsi: sui social, nel lavoro, nella politica, perfino nelle famiglie. 

Anche su scala globale i conflitti armati raggiungono cifre che non vedevamo da decenni. Tutto questo ci ricorda che la pace non è mai garantita, ma va costruita ogni giorno. 

 Di fronte a questa realtà, le parole di Chiara Lubich del 2004 sono anche per oggi: «Ogni popolo e ogni persona ha una profonda aspirazione alla pace, alla concordia e all’unità. Ma, nonostante gli sforzi e la buona volontà, dopo millenni di storia ci scopriamo incapaci di mantenere una pace stabile e duratura. (…) perché la pace non è solo assenza di guerra, di lotte, divisioni e traumi». La vera pace «è pienezza di vita e di gioia, è salvezza integrale della persona, è libertà, è giustizia e fraternità nell’amore tra tutti i popoli».

 Lavorare per la pace richiede di mettersi in azione, prendere l’iniziativa, a volte con creatività. Ciascuno di noi può diventare un “artigiano di pace”: nelle piccole cose di ogni giorno e anche nelle grandi, unendoci a iniziative globali che promuovano la concordia e la collaborazione. Sono significativi alcuni esempi concreti. Il progetto Living Peace1, dove il desiderio personale di fare qualcosa a favore della pace è diventato un programma di educazione alla pace. Attualmente più di 2.600 scuole e gruppi aderiscono a questo progetto, e oltre due milioni di bambini, giovani e adulti dei cinque continenti partecipano alle sue iniziative. 

Tra queste c’è il «dado della pace», sulle cui facce sono scritte frasi che aiutano a costruire relazioni di pace e che ognuno cerca di mettere in pratica. Recentemente, in un webinar intitolato «Perdono e pace: il coraggio delle decisioni difficili»2, è stata messa in evidenza l’importanza del perdono e della riconciliazione per essere artefici di pace, ricostruendo ciò che si era spezzato. 

 Un altro esempio infine è quello del Metodo Rondine3: un laboratorio a cielo aperto per uscire dalla logica del nemico. Israeliani e palestinesi, serbi e bosniaci, armeni e azeri, ma anche maliani, nigeriani e colombiani, e ultimamente russi e ucraini, hanno costruito una via praticabile per riparare le relazioni distrutte dall’odio e costruire legami solidi a favore della pace. 

Tra tutti i giovani che si sono avvicendati in questi trent’anni nella Cittadella della Pace, un piccolo borgo medievale alle porte di Arezzo, oggi troviamo politici, ambasciatori, imprenditori, giovani leader che mettono la propria vita a disposizione per sanare le ferite di quei conflitti dolorosi, ponendo le basi per un futuro che intreccia relazioni pacificate e sviluppo. 

 Per vivere questa Idea, proponiamoci di seminare pace ovunque ci troviamo, attraverso relazioni di fiducia, solidarietà e cooperazione, perché ogni passo verso la pace ci rende più pienamente umani e avvicina tutta la società a un orizzonte di giustizia e fraternità.


a cura del Centro del dialogo con persone di convinzioni non religiose del Mov. dei Focolari 



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