Da un insegnante di scuola media
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E ieri, credo di aver vissuto uno dei giorni più forti e toccanti della mia vita.
Ho provato un’attività nuova, l’ho chiamata “L’attività del bagaglio”.
Ho chiesto ai ragazzi cosa significasse, secondo loro, avere un “bagaglio”.
Mi hanno risposto che è il dolore che ti porti sulle spalle. Quelle cose che pesano, anche se non si vedono.
Poi ho dato loro un foglio e ho detto:
"Scrivete cosa vi fa male. Cosa vi pesa sul cuore. Cosa vi fa sentire soli."
Nessun nome, solo verità. Quando hanno finito, hanno accartocciato il foglio e lo hanno lanciato dall’altra parte dell’aula.
Poi ciascuno ha raccolto un foglio a caso e, uno alla volta, abbiamo letto ad alta voce ciò che era stato scritto.
Dopo ogni lettura chiedevo: “Chi l’ha scritto? Se vuoi, puoi alzarti e raccontarci qualcosa.”
E lì, ho visto qualcosa che non dimenticherò mai.
Parole dure, sincere, lanciate nel cerchio del silenzio come pietre in uno stagno.
Parole che parlavano di pensieri suicidi, genitori in carcere, droga in famiglia, abbandoni, lutti, cancro…
Un ragazzo ha scritto del suo criceto che è morto perché era troppo grasso. Abbiamo riso tra le lacrime. Anche questo era necessario.
I ragazzi che leggevano si commuovevano, perché leggere il dolore degli altri fa male.
Chi decideva di dire “Sono io”, lo faceva con le lacrime agli occhi e una voce piccola, ma vera.
È stata una giornata emotivamente pesante. Ma so, con tutto me stesso, che quei ragazzi oggi giudicheranno un po’ di meno, ameranno un po’ di più, e perdoneranno un po’ più in fretta.
Accanto alla porta della classe, da oggi, c’è una borsa.
È il nostro simbolo.
Il posto dove, prima di entrare, lasciamo il nostro “bagaglio”.
Perché nessuno qui è solo. Perché siamo insieme. Perché ci prendiamo cura l’uno dell’altro.
E io, ogni giorno, sono onorato di essere il loro insegnante.
DA fACEBBOK POST ELLA PAGINA "IL TEMPO DELLA FOLLIA"
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