NOSTALGIA. ABBANDONARSI AL PROPRIO VISSUTO
«La nostalgia è un luogo mobile che appare e scompare sulle carte della
fantasia ma sta ben saldo
nel cuore di ognuno di noi» (J. Saramago).
Composta da
“nóstos ” (ritorno) e “algos” (dolore, sofferenza), la nostalgia esprime il
“dolore del ritorno” o meglio la sofferenza provocata dal desiderio di rivivere
emozioni e/o esperienze passate.
Con questa parola - entrata nel vocabolario nel XVII
secolo - il medico svizzero J. Hoferr (1662–1752) descrive la patologia diffusa
tra i soldati che, costretti ad arruolarsi, accusavano il “sintomo”della
mancanza della ’propria’ casa.
Nel tempo il sintomo si è trasformato in un
sentimento, ma èrimasto intatto e
presente nel cuore dei migranti che lasciano casa, famiglia, patria e terra per
una
prospettiva di vita meno precaria e senza guerra. È
presente e viva, la nostalgia, anche nel cuore di
tanti, giovani e meno giovani, costretti a lasciare la
propria ‘casa’ alla ricerca di lavoro. La nostalgia
è quindi legata per lo più alla perdita di un passato
che presumibilmente non potrà più fare ritorno.
Ossessionati dal voler trasmettere un’immagine sempre
positiva di noi, tendiamo a tacitare quella
parte di noi che potrebbe farci apparire nostalgici e
quindi … fragili. Eppure «Le persone
nostalgiche sono in realtà le più forti, perché capaci
di rimettere insieme i pezzi del passato e fare
della vita un percorso compatto». Scrive così il prof.
Constantine Sedikides, direttore del Centro di
ricerca sull’identità personale dell’Università di
Southampton.
A dispetto quindi del suo significato originario, la
nostalgia è di fatto il sentimento che caratterizza
le persone che non temono di volgere lo sguardo al
passato, a un incontro, a una vecchia fotografia,
alla scena di un film, a una panchina, a un’alba. È il
sentimento che caratterizza le persone che non
hanno paura di ascoltare una canzone e una voce né di
percepire odori e sensazioni apparentemente
perduti. Il vero “nostalgico” vive fondamentalmente
convinto che «Quando ti viene nostalgia non è
mancanza. È presenza di persone, luoghi, emozioni che
tornano a trovarti» (E. De Luca). Il vero
nostalgico – non il melanconico - sa apprezzare il
’non-ancora’ di ciò che c’è già stato e si è già
vissuto. Lo ritiene infatti ancora capace di
consegnarci emozioni, promessa che chiede del tempo
per essere mantenuta, luce che può continuare ad
avvolgere il nostro quotidiano, gusto da
assaporare ancora una volta.
Per questo, la nostalgia non è tristezza e non è felicità. È invece ciò
di cui siamo impastati: realtà vissute ed esperienze solo desiderate, lacrime
versate e sorrisi che hanno colorato il nostro volto, dolore provato e bellezza
desiderata. Vivere la nostalgia vuol dire abbandonarsi alla vita già vissuta, che
con tutto il suo carico di esperienze e di emozioni fa intravedere chi siamo e
chi possiamo ancora essere. La nostalgia può renderci tristi per un istante ma,
immediatamente dopo, a qualsiasi età, può proiettarci in orizzonti nuovi,
ancora palpitanti di vita e carichi di speranzeNunzio Galatino
da Nunzio Galatino, Nostalgia. ABBANDONARSI AL PROPRIO VISSUTO, il Sole 24 ore 20 agosto 2017
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