Devis Bonanni: Necessaria un'equa distribuzione dei beni
Devis Bonanni mentre lavora nei suoi campi |
Hai scelto di
vivere in completa controtendenza, hai lasciato il lavoro in ufficio, eliminato
l’auto e vai in bici, coltivi la terra e vivi del tuo lavoro. Ogni anno nella
primavera e in estate giovani dall’Italia e dall’Europa vengono a vivere con te
l’esperienza della terra per capirne il valore e trasmetterla a loro volta.
Dimmi dove nasce la forza in te di affrontare una vita così avventurosa.
All'inizio è stato per puro idealismo. Fare una
rivoluzione personale, cambiare tutto ciò su cui avevo l'ultima parola ovvero
il mio stile di vita. Poi, poco alla volta, il pensare è stato sostituito dal
sentire. Lavorare la terra mi ha restituito ad una dimensione di contatto e
serenità con le mie montagne. Oggi quindi non c'è un perché, o un ideale,
quanto piuttosto un'energia che deriva prima di tutto dai sentimenti e dalle
sensazioni.
Tu affermi nell'ultimo libro "Il buon selvaggio" (Marsilio Editore) che i lcibo primario deve venire dalla terra
e che l’uso della carne va moderato. Un amico divoratore di carne mi contesta
dicendo: muoiono tutti anche i vegetariani, perché tante storie: carne sì carne
no. Come gli risponderesti?
Abbiamo il dovere di interrogarci su cosa mangiamo.
Solo da mezzo secolo l'umanità vive questa condizione. Per millenni il problema
non è stato cosa acquistare al supermercato ma come coltivare un raccolto
sufficiente per non patire la fame. Dal punto di vista salutistico emergono
oramai certezze sul fatto che la carne debba essere cibo della domenica e non
da tutti i giorni. Se della nostra salute non ci importa dobbiamo però
considerare i metodi di allevamento e l'impatto ambientale del consumo di
prodotti di origine animale. La Pianura Padana, da Udine a Torino, è un enorme
campo di mais e soia destinati all'alimentazione zootecnica. I terreni sono
sotto stress e costretti a produrre grazie all'intervento della chimica. Se
consumassimo meno carne avremmo necessità di “utilizzare” meno terra o potremmo
utilizzarla meglio, in modo più sostenibile.
Tempo fa qualcuno che non condivideva le tue scelte
bruciò la tua baita di legno dove vivevi. Come hai reagito a questa violenza?
Ho sofferto per un anno, ogni volta che lavoravo per
ripulire e smaltire le macerie. La sofferenza è aumentata dal fatto di non
conoscere il movente di un gesto così violento e distruttivo. La casetta era
preziosa per me ma era anche nella storia del paese visto che esisteva dal
1976. Per un certo periodo fu anche il ritrovo dei giovani della mia
generazione. Perciò rimanere sospesi sul perché è come avere un peso irrisolto
nella mia storia personale che mina in parte la fiducia che ho sempre avuto in
qualsiasi persona.
A parte questo brutale incidente, provi mai lo
sconforto, e per che cosa in particolare?
Si, quando sbaglio o non mi comporto correttamente.
Succede a tutti in fondo ed è parte dell'essere umano. Non è detto che un
ecologista debba per forza essere anche una persona perfetta sotto ogni punto
di vista. Se il mio comportamento poi genera un'incomprensione che rimane
irrisolta allora lo sconforto dura a lungo.
Come leggi questi avvenimenti drammatici di violenza a
cui ripetutamente assistiamo oggi?
Ho riflettuto a lungo sulla crisi attuale. Penso che
queste violenze siano la conseguenza dello sfruttamento e delle ingerenze che
il primo mondo ha perpetrato per più di un secolo nei paesi poveri o in via di
sviluppo. Per sfruttare il Medio Oriente o l'Africa e impedire che a volte
finissero sotto l'influenza sovietica si è continuato con la logica del dividi
et impera. Nessuno ricorda che Saddam Hussein prima di essere il grande cattivo
fu aizzato e foraggiato nella guerra contro l'Iran? O che si armarono i
talebani contro i russi per poi invadere il paese dopo l'undici settembre? Una
politica contraddittoria e al servizio degli affari economici non potrà che
generare altre atrocità di azione e reazione. Senza un'equa distribuzione delle
risorse e del benessere i conflitti troveranno sempre un motivo di esistere.
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