Simone Weil: Avvertire l'obbligo verso l'umanità
«C’è in noi un obbligo verso ogni essere umano per il solo fatto che è un
essere umano... Quest’obbligo non si fonda su nessuna situazione di fatto... su
alcuna convenzione... Quest’obbligo è eterno. Risponde al destino eterno
dell’essere umano».
Simone Weil
Quando l’uomo avverte quest’obbligo dentro di sé, è chiamato all’eternità. La
grazia sta agendo in lui. Se non l’osserva, rimane nel campo della necessità,
nel ciclo delle esistenze dice la filosofia indù. Avvertire l’obbligo verso
ogni altro essere umano e concretizzarlo in un operare per il bene fa sì che
l’uomo esca dal tempo e dalle sue catene; il tempo e lo spazio sono le forme a
priori sotto cui si rende presente la necessità che lega l’uomo; ma se l’uomo
agisce seguendo l’obbligo verso il bene, allora risponde a una chiamata del
tutto diversa rispetto a quella naturale, una chiamata che va in tutt’altra
direzione; questa sua risposta a una chiamata che, diversamente da ogni altra
azione che lo concentra solo su di sé, lo spinge all’infuori di sé, è una
risposta che lo innalza, che lo libera, che lo spinge verso l’alto; mentre
tutto si regge secondo la legge della gravità (e ogni uomo fa del proprio Io il
centro verso cui convergono tutte le cose), l’azione del bene si modella
secondo l’azione contraria: l’io non attira a sé ma si dona agli altri. Per
questo il bene trascende l’orizzonte della necessità, per questo il bene è
trascendenza e conduce chi lo pratica «al di là». Questo dice il cristianesimo quando
parla di risurrezione.
Vito Mancuso
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