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Paola Cortellesi nel ruolo di Maria Montessori |
Il “metodo Montessori” partiva da una considerazione semplice, ma frutto di lunghe osservazioni scientifiche: bisognava innanzi tutto suscitare nei bambini gioia ed entusiasmo per il lavoro e avere la massima fiducia nell'interesse spontaneo del bambino, “nel suo impulso naturale ad agire e a conoscere”; e poi bisogna far stare assieme i bambini per fasce di età...introdurre la prassi del pasto comune, del gioco del silenzio, arredare gli ambienti con mobilio proporzionato ai bambini e non funzionale alle esigenze degli adulti; abolire la cattedra dell'insegnante, i sillabari, i programmi e gli esami, i castighi, i giocattoli e le golosità; puntare sul lavoro individuale per ottenere spontaneamente dal bambino la ripetizione dell'esercizio, il controllo dell'errore, l'ordine dell'ambiente e le buone maniere nei contatti sociali, la pulizia accurata della persona e l'educazione dei sensi...Un bambino non più represso, dunque ma anche un insegnante nuovo, “il maestro passivo, che toglie l'ostacolo della propria autorità, affinché si faccia attivo il bambino, e che deve ispirarsi ai sentimenti di San Giovanni Battista: Conviene che egli cresca e che io dimunuisca”.
Le sue parole, oggi, e specialmente in Italia, dovrebbero scuoterci: “Quando una società scialacquatrice ha necessità estrema di denaro, lo sottrae alle scuole. Questo è uno dei più iniqui delitti dell'umanità e il più assurdo degli errori”.
Carlo Vulpio
da Carlo Vulpio, Montessori il metodo della gioia, La Lettura, Corriere della sera 30 dicembre 2012
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