A scuola: mi veniva voglia di mollare tutto!

Per educare occorre essere innanzitutto testimoni: mettere in pratica nel proprio comportamento e nella vita, ciò che si vuole trasmettere. Quando ho iniziato col mio primo incarico di insegnante elementare, mi sono trovata ad operare con dieci colleghe, a tempo pieno, in una scuola di campagna.
L'ambiente era difficile: tra gli insegnanti si era creato un divario netto: due gruppi ostili. La barriera era consistente: divergenze ideologiche, di carattere, di impostazione didattica.
Che fare? Lo spirito di unità, scoperto da poco, mi spingeva a voler far tutto per costruire lì, nel mio pezzetto di umanità, la realtà di un mondo unito. Ma dovevo fare da cuscinetto! Una posizione veramente difficile e faticosa. Ogni giorno era un ascoltare sfoghi, arrabbiature, cercando di smontare pezzo a pezzo il muro...Mi dicevano che ero troppo buona...come a dire: sciocca!
Tante volte mi veniva voglia di mollare tutto e di pensare solo alla mia classe.
Un grande aiuto, nei momenti in cui non vedevo soluzione, mi veniva da un'altra scoperta fatta: l'amore totalitario di Gesù che non si ferma nemmeno quando gli è chiesta la vita...Le cose sembravano non cambiare, ma mi accorgevo che ero molto guardata...Poi con due colleghe, pur avendo idee politiche e religiose diverse, ci trovammo sempre più d'accordo sul piano dell'amore. Iniziò così una collaborazione a livello didattico: impostammo alcune attività di sperimentazione a classi aperte. Creammo gruppi di livello che non tenevano conto dell'età anagrafica, ma di quella mentale. Ciò ci permise di seguire in modo più proficuo gli alunni svantaggiati e di dare a quelli più capaci di aiutare i compagni. Era organizzare la scuola a misura degli alunni, un mettersi a loro reale servizio.
A noi insegnanti questo richiedeva molta più fatica e molto più tempo da dedicare alla programmazione, che non veniva certo riconosciuto e stipendiato, ma portava il nostro essere educatori su un piano più vero...In pratica abbiamo cercato di amare i nostri alunni mettendoci sul loro piano.
Il lavorare così ha cementato tra noi un rapporto profondissimo e altre colleghe si sono lasciate coinvolgere.
In questa nuova realtà creatasi, negli anni che  abbiamo continuato ad operare insieme  sono fiorite tante iniziative che hanno coinvolto il personale non docente e tutta la popolazione.

Morena Mencaroni

da Morena Mencaroni, Impostazione comunitaria in una scuola, Atti del Convegno "Costruire insieme un mondo unito: fatti di solidarietà fra uomini di culture diverse"

Commenti

Post popolari in questo blog

"...E miglia da percorrere" di Robert Frost

Francesco D'Assisi: Chi lavora con le mani, la testa e il cuore

Ennio Flaiano: C'è un limite al dolore