"Queste cose visibili" di Lamberto Lambertini
Durante una passeggiata gli occhi sono aperti, i sensi svegli, il corpo e la mente trasportati in uno spazio che è insieme la meta e la via.
Chi passeggia non fa domande, ascolta; non cerca, trova. Le persone che il Caso mette sulla nostra strada rinunciano alle consuete difese, disarmate da tanto sorridente silenzio, ritrovando il piacere del parlare di sé e degli amati luoghi.
La cinepresa chiude il suo occhio impietoso e il racconto diventa memoria paradossale di passato, presente e futuro.
A noi la libertà di associare fantasia e realtà, il visibile con l’occulto, in un cortocircuito di segni come il bene e il male, il bello e il brutto, opposti e complementari, l’uno specchio dell’altro.
Ed ecco Napoli, nobile metafora di tutte le antiche capitali del mondo, sospese tra rovina e grandezza, risorgere e mostrarsi, senza violenza e volgarità, immagini care alla cronaca, splendente invece di saggezza, umorismo e amore per la vita.
Una città ritrovata attraversando alcuni luoghi simbolo che ritornano vivi attraverso la voce amorosa e gentile delle persone che lì abitano davvero, così che, alla fine, persino la morte, esorcizzata anche dalla passione per l’arte della cucina, non è altro che un’ultima porta che si apre al sogno
Lamberto Lambertini
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