"Le donne" di Mariapia Bonanate



Molte donne, tenendosi idealmente per mano, hanno attraversato e attraverseranno i secoli futuri con il coraggio che sale dalle loro visceri e dal loro utero, anche da quello che non partorisce fisicamente. Che lottano per la pace e la sopravvivenza, dopo aver capito come scrive Etty Hillesum che la vita è difficile ma non grave e che una pace futura potrà essere veramente solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato questo odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore.1
Le mie amiche suore sono rimaste, in prima linea, a combattere le loro battaglie con quell’arma segreta che risulta vincente: la donazione totale e gratuita di se stessi agli altri. Più che mai sole, nello smarrimento della società civile e religiosa, più che mai determinate a costruire un futuro dove la luce vinca il buio. Le ha preservate quella pienezza umana che “il genio femminile” esalta nella normalità del quotidiano, sentinelle vigili e sempre pronte a difendere la vita e i suoi valori, a proporre significati profondi e immutabili che riparano dalla disperazione e dalla resa. 2

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