Riccardo Muti: La musica va insegnata ovunque
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Non ho mai visto un’orchestra a cui piaccia suonare male, ma per suonare bene devi essere sereno, devi sapere che puoi permetterti una visita medica e mantenere i figli a scuola.
Quando dirigo non mi interessa solo condurre in porto lo spettacolo, riscuotere gli applausi e andarmene, vorrei lasciare un seme alle persone con cui ho lavorato. I direttori sono mobili, ma i teatri sono stabili, in tutti i sensi, e devono poter crescere dove hanno le radici.
Il mio amore per l’Italia è enorme e mi sento in debito. Vengo dai conservatori italiani, che hanno dato una chance a un ragazzino nato a Napoli e cresciuto a Molfetta che poi è finito a dirigire quattro volte i concerti di Capodanno a Vienna.
In televisione musica significa bambinetti allo sbaraglio che imitano gli adulti su palchi luccicanti; mentre nessuno fa vedere esperienze straordinarie come la banda cittadina di Delianuova, in Calabria…ottanta ragazzi di disciplina oxfordiana che hanno preso in mano un clarino invece che un fucile.
L’idea dei licei musicali è un errore: togli la musica da tutte le altre scuole per confinarla in un ghetto. La musica va insegnata ovunque.
Riccardo Muti
Da: Michele Smargiassi, Muti: la musica ai tempi della crisi, il Venerdì di Repubblica, 26/11/2010
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