In dialogo con Alessio Boni
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Dopo anni di serio e tenace impegno, Alessio Boni raccoglie oggi in tutto il mondo un meritato successo e importanti riconoscimenti. Tra questi il “Premio Fraternità – Città di Benevento 2008” promosso dai Gruppi del Dialogo della Campania, Puglia e Basilicata. Significativa la frase che egli cita per presentare il suo lavoro: “Un attore ha il dovere di afferrare il pieno significato della vita”. Di conseguenza ogni sua interpretazione è una ricerca senza risparmio, perché è in gioco sempre la possibilità di donare all’umanità questi frammenti di significato. Riportiamo l’intervista che ha voluto concederci ultimamente.
Una delle tue performance più significative è stata certamente l’interpretazione di Andrej Bolkonskij in Guerra e Pace di Robert Dornhelm, dal capolavoro di Toltoj, con un cast internazionale di rilievo. Ma anche un’esperienza fondamentale nel tuo percorso.
Beh, devo dire grande esperienza, perché recitare accanto ai russi, polacchi, austriaci, italiani, tedeschi francesi, spagnoli e inglesi amplia tantissimo il tuo modo di vedere e di ciò che pensi tu della recitazione…Sono lezioni di vita che arricchiscono immensamente se si è pronti ad accoglierle e non solo dal punto di vista professionale.
Quale è stato il tuo approccio con l’interiore complessità del principe Andrej?
Andrej Bolkonskij è stato un osso duro…un uomo che reprime i suoi sentimenti per la severa educazione ricevuta, e dove l’onore e la patria hanno la priorità assoluta di fronte a qualsiasi cosa, anche davanti alla famiglia stessa. Affronta la guerra in prima persona, rimane ferito e si rende conto di quanto sia insulso ed inutile qualsiasi scontro bellico: vite e beni sacrificati ad un fine inutile. Ed ecco che l’uomo fuoriesce dalla livrea di principe, si avvicina a noi, ai nostri pensieri quotidiani e diventa una persona del nostro tempo e che potrebbe possedere il nostro sguardo…
Grande messaggio per tutti: il cuore non può essere costipato e costretto dalla pura logica della razionalità…Quanto esso avverte è più forte di qualsiasi cosa
Da Andrei Bolkonskij al musicista Giacomo Puccini, passando per Caravaggio…
Dopo la straordinaria emozione vissuta nell’interpretare l’inquieto e tormentato personaggio del pittore Caravaggio, mi sono trovato davanti il copione di “Puccini”. Come entrare nella vita del geniale musicista? Ho cercato di leggere tutto, mi sono tuffato negli archivi ,ho visto i lavori su di lui, tutti i documenti possibili, sono stato nella sua città, nei posti dove ha vissuto, mi sono fatto travolgere dalla sua musica….
Penso che il dramma intimo e mai domato di Puccini tra l’idea e la bellezza reale, tra la furia dell’ispirazione e la resa artistica abbiano trovato nella tua interpretazione un’unità altissima, resa con sensibilità espressiva e scavo psicologico. Ci hai fatto vedere la fragilità dell’uomo e la grandezza del genio, l’intima e mai domata sofferenza del vivere, esorcizzata spesso in quell’aspetto di gaudente e di sfrenata voglia di vivere… A distanza, cosa ha lasciato in te il personaggio Puccini?
Intanto la conoscenza di un uomo che mi era lontano. Poi ho compreso in profondità l’ispirazione della sua arte. Avendo perso il padre a 6 anni, la sua vita è stata dominata dalla presenza femminile, in particolare dalla mamma, una donna forte, gagliarda, laboriosa e intrepida. L’universo femminile diventa l’essenza della sua vita. Le sue opere sono sempre ispirate da un personaggio femminile e sono tutte metafore della forza della donna, nel cui rapporto egli cercava forse quella sicurezza che gli era mancata.
Nel 2009 il film Complici del Silenzio di Stefano Incerti, un’avventura tematica e geografica di cui sei stato protagonista.
Quando mi sono trovato tra le mani la sceneggiatura siglata da Incerti e Rocco Oppedisano, mi sono detto: “Qui si va in profondità nella Storia, in uno dei drammi più grandi vissuti da un popolo: la scomparsa di uomini e donne accusati ingiustamente da un regime totalitario, i Desaparecidos.”
Ancora il tema del male che si nasconde dietro l’apparente calma della realtà.
Ancora una volta il mascheramento, e dietro quella maschera una folle mattanza di uomini. Un film che potrà aiutarci a capire che bisogna sempre impegnarsi per migliorare i rapporti sociali. Quando incontro i giovanissimi dico loro una cosa sola: “Cercate di diventare persone di valore. In qualsiasi campo andrete a lavorare non cercate ad ogni costo il successo o il potere! Cambierete in tal modo la società in cui vivete…la renderete più umana e vivibile. E’ un clic mentale piccolissimo ma enorme nei suoi effetti.
Da Complici del silenzio ad un testo contemporaneo Il Dio della carneficina della drammaturga francese Yasmina Reza, attualmente nei più importanti teatri italiani.
Dopo tanti film in costume avevo esigenza di un testo teatrale che avesse a che fare con l’oggi della nostra società. Grazie al regista Roberto Andò leggo “Il Dio della carneficina”, dove con persistente ironia e leggerezza si entra in certe situazioni, apparentemente tranquill, ma che nascondono conflittualità inconsce, violenza di pensiero, ipocrisia.
Una storia ed un personaggio molto diversi da quelli finora interpretati.
Sono stato colpito prima di tutto dalla scrittura: parole forti, dure, dirette. Per una lite tra due ragazzi due coppie di genitori si incontrano e, parola dopo parola, rompono gli argini, cadono le maschere: comincia la “carneficina”, apparentemente comica e ricca di ilarità – il pubblico infatti ride - , ma in realtà si entra nella complessa mostruosità di pensiero dei personaggi, resi stupendamente da Silvio Orlando, Anna Bonaiuto e Michela Cescon .
Come viene accolto questo testo dal pubblico italiano?
La reazione del pubblico è di sorprendente complicità: esorcizza la paradossale situazione ridendo, ma alla fine, uscendo dal teatro, è soddisfatto e pensoso. Intravedono quello che manca…e di cui abbiamo necessità… Come sempre è la grande magia del teatro che ti porta in maniera diretta e immediata a ripensare la tua vita.
Foto 1. L’attore Alessio Boni
Foto 2. Alessio Boni nei panni di Andrei Bolkonskij
Foto 3. Anna Bonaiuto, Michela Cescon, Alessio Boni, Roberto Andò e Silvio Orlando durante le prove de Il Dio della carneficina
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