LA GRANDE FORZA DELL'AMORE
Viktor Frankl (1905-1997) |
La vita di ognuno di noi è uno scrigno meraviglioso dove i colori si mescolano
in una grande armonia. Ma tante volte lo scrigno si infrange e l’armonia dei
colori è perduta, soprattutto perché si è persa quell’unità fondamentale tra
Corpo, Mente e Spirito. Tre componenti essenziali che si esprimono visibilmente
nei bisogni vitali comuni a tutti, nei sentimenti che proviamo quando i nostri
bisogni sono soddisfatti o no, e infine nei relativi comportamenti determinati
da ciò che sentiamo.
I bisogni vitali non soddisfatti suscitano in noi sentimenti di disagio, di
amarezza, di frustrazione, di risentimento… e questi sentimenti possono
determinare comportamenti di chiusura, di ostilità e aggressione, di
rimprovero, di agire con odio.
Diversamente se i nostri bisogni di autonomia, di autenticità, di creatività,
di fiducia, di protezione, di empatia sono soddisfatti proviamo sentimenti di
affetto, di distensione, di entusiasmo, di libertà… e i nostri comportamenti
verso gli altri saranno sempre più amorevoli.
Perché possa esserci sempre in noi e intoro a noi la grande forza dell’amore, è
necessario “farci uno con l’altro” come dice Chiara Lubich nel suo libro
“L’arte di amare”, “farci uno” ossia comprendere il mondo dell’altro,
condividerne pensieri e sogni, vivere il più possibile nella trasparenza, in
una reciproca accoglienza.
Se qualche volta la mancanza di fiducia e di stima da parte degli altri ci
rende irrequieti o irascibili, confusi o indifferenti, con coraggio dobbiamo
trovare la forza di comunicare agli altri la nostra necessità di sentirci
stimati, di poter godere della fiducia degli altri e, con umiltà, chiedere
l’aiuto dell’altro, per ritrovare quella intesa che sembrava essere scomparsa.
Ugualmente se siamo stati noi a suscitare nell’altro sentimenti di astio, di
rabbia, di rancore, avere il coraggio di chiedere perdono e aiutare l’altro a
comprendere anche la nostra fragilità.
Anche verso chi commette crimini e agisce con odio, dovremmo evitare di
esprimere in maniera diretta giudizi moralistici, buono o cattivo, colpevole o
innocente, capace o incapace, odioso o amabile, ma giudizi di valore partendo
dal nostro vissuto e sapendo che sempre di fronte a situazioni di ingiustizia,
prevaricazione, accaparramento, violenza possono scatenarsi in tutti noi
sentimenti e giudizi reattivi.
Marshall B. Rosenberg nel suo libro “Le parole sono finestre oppure muri” racconta
che di fronte a un palestinese che lo aveva chiamato assassino, solo perché era
un americano, si pose in ascolto profondo di quell’uomo ,nel quale aveva
avvertito l’intima sofferenza, egli pose varie domande per capire da quale
profonda ingiustizia verso il suo popolo fosse stata determinata
quell’aggressione verbale. L’uomo si sentì compreso e aprì il suo cuore ed
evidenziò tutto quanto lo aveva portato a ritenere gli americani fautori di una
politica ingiusta. Nacque un rapporto vero tra loro e quel giorno, che era la
fine del Ramadan, Rosenberg si trovò invitato a cena da quell’uomo e rimasero
amici.
Se un essere umano spinto dalla rabbia, dal rancore e dall’odio arriva a
privare della vita un altro essere umano, abbiamo il dovere morale di capire da
quali bisogni vitali insoddisfatti sono stati generati quei sentimenti violenti
capaci di scompaginare l’intima armonia di quella persona e produrre effetti
così devastanti e nocivi.
E quello che si cerca di fare oggi in alcuni (troppo pochi) istituti di pena e
di rieducazione, che hanno messo alla base del loro agire la riabilitazione
umana e spirituale di quanti, accecati da sentimenti negativi, hanno commesso
gravi delitti.
Solo successivamente potrà avvenire la presa di coscienza dell’errore fatto e
quindi la possibilità di sanare l’infermità psicologica di una persona, per poi
gioire insieme quando chiederà perdono per il male commesso.
Viktor Frankl, iniziatore della logoterapia, nel suo libro "L'uomo
che soffre" scrive che "anche dagli aspetti negativi, e forse
soprattutto da essi, si può estrarre un senso e quindi trasformarlo in
qualcosa di positivo: la sofferenza in servizio; la colpa in cambiamento; la
morte in stimolo all'azione responsabile” e superare così la propria colpa.
a cura del Gruppo del Dialogo dell'Uruguay
Commenti