Piero Taiti: LA FORZA DEL DIALOGO
Piero Taiti (1940-2022) |
Ricordiamo l'amico Piero Taiti, pioniere del Dialogo con persone di convinzioni non religiose, promosso dal Movimento dei Focolari.
Piero Taiti nasce a Prato il 30 aprile 1940, laureato in Medicina e Chirurgia nel 1965, si specializza in Malattie Nervose e Mentali nel 1969, poi consegue la laurea in Filosofia nel 1982. È considerato tra i pionieri dei servizi Riabilitativi in Italia. Sposato con Manuela, ha due figli. Assetato di giustizia sociale negli anni della contestazione si impegna in politica attivamente nel Partito Comunista Italiano. Questa sua appartenenza gli procura una scomunica da parte del vescovo della sua città. Un fatto che segna una rottura e una forte critica nei confronti della gerarchia ecclesiastica e conseguentemente un allontanamento dalla pratica religiosa. ... Nel 1983 viene invitato da alcune sue colleghe “focolarine” al primo congresso di Umanità Nuova tenutosi al PalaEUR. Piero raggiunge Roma direttamente da Milano dove proprio in quei giorni si teneva il congresso nazionale del partito comunista. In quell’incontro scopre una Chiesa viva, all’avanguardia. Il giorno dopo al segretario del partito della sua città dirà:” Possiamo chiudere, la Chiesa ci ha superato: è avanti a noi!”. Per il Movimento dei Focolari è l’anno della “svolta”: Chiara in più di un’occasione, anche a colloquio con il papa Giovanni Paolo II, riporta proprio i commenti dei cosiddetti “lontani” che avevano partecipato, tra cui Piero. Da quel momento Chiara continua a seguirlo e a interessarsi di lui. Altrettanto decisivo è l'impatto con la cittadella di Fontem, dove Piero si recherà due volte. È per lui illuminante per cogliere la socialità che scaturisce dall'Ideale di Chiara e per superare le iniziali diffidenze rispetto al Movimento e al ruolo carismatico della Fondatrice. Negli anni ’90 ha partecipato alle prime Mariapoli vacanze tenutesi nelle Dolomiti con la zona di Firenze, momenti significativi per lui per approfondire la spiritualità collettiva, manifestando il desiderio di penetrare in essa, intuendo già allora che la radice di tutto sta nel Paradiso del '49. E' attratto dall'incontro con Gesù Abbandonato e andrà a ricercare le intuizioni e il legame di questa realtà negli scritti di Bonhoeffer, mettendoli a confronto con le rivelazioni di Chiara Lubich. Nasce il “Centro del Dialogo con gli amici di altre convinzioni” e Piero ne farà parte con il primo gruppo. Le sue “sane provocazioni” nei vari congressi e incontri che si sono susseguiti a Loppiano, al Centro con la partecipazione di Chiara, e nella zona di Firenze, lo vedono protagonista e costruttore. Lavora con passione alla stesura di quella parte degli Statuti Generali dell’Opera dove “le persone di altre convinzioni” sono stati ammessi non come membri - così come era il desiderio di Chiara - ma come “aggregati”, secondo le indicazioni della Chiesa. Alcune sue riflessioni e scritti sulla Spiritualità dell’Unità, sono stati pubblicati negli Atti dei congressi internazionali promossi dal IV dialogo. Nel 1997 ha fatto parte della segreteria scientifica che ha preparato come Umanità Nuova il congresso “Una società per tutte le età” tenutosi a Rimini, un vero e proprio prodromo dell’inondazione della medicina. Il suo contributo, non privo di momenti di grande sofferenza, grazie alla comunione e alla parresia che provoca la sua presenza all'interno della segreteria di U.N., aprirà una strada nuova per costruire insieme agli "amici" un evento con un respiro ampio, capace di essere capito anche da persone non appartenenti al movimento, ma che ne condividono laicamente i comuni valori etici. È uno dei testimoni per il processo di beatificazione di Chiara Lubich. Tra i tanti documenti scritti per l’Opera, quello che più l’ha impegnato è stato proprio uno scritto dedicato alla Fondatrice, che Piero riconosce anche dal punto di vista storico, come una delle figure più significative e innovatrici della Chiesa del ‘900. Dirà di lei in uno dei suoi ultimi interventi, da lui stesso definito come un testamento spirituale (ottobre 2019): “...per favore non trasformiamola in un «santino» di formule ripetute all’infinito, che diventano parole senza senso. Se dimentichiamo questa caparbietà, questa volontà, questo spirito di ricerca... saremmo prigionieri dell’amministrazione del quotidiano. Vi prego vivamente, per quelli che portano questa testimonianza come me, di mantenere quello spirito, in assenza della persona, e di mantenere la forza di quel sentimento che ha generato questa comunità di persone...” Negli ultimi anni subentra la prova della malattia invalidante e progressiva della moglie, nonché del proprio stato di fragilità, ma ciò non gli impedisce di continuare a dare il suo apporto all'Opera (è chiamato a far parte del consiglio della zona Italia con Luciana Scalacci per rappresentare il Dialogo con persone di convinzioni non religiose), e alla sua Città in associazioni di volontariato assistenziale e culturali. Nell’estate del 2021 per un’urgenza affronta un delicato intervento chirurgico, ben consapevole dei timori dei sanitari rispetto a una prognosi sfavorevole. Durante il ricovero in terapia intensiva sperimenta due giorni di "notte", come assenza di tutto, “non esistere": minuti interminabili nell'incapacità di pensare, di pregare - sono sue parole - solo buio e annientamento. Una grande sofferenza in quei momenti è il timore di dover morire prima della moglie, di privarla del suo amore, della sua cura. Quando finalmente lo trasferiscono in un reparto di medicina, il contatto con gli infermieri, e con gli altri malati gli restituisce l'esistenza e la luce per continuare a vivere. Esprime gratitudine per aver sentito il sostegno degli Amici del Dialogo e di tante persone dell'Opera. Torna a casa e con le poche forze rimaste continua ad assistere con amore e totale dedizione la moglie. All'inizio di gennaio scorso, con l’aggravarsi della malattia, chiede a tutti i suoi amici di pregare per lei. Di lì a poco Manuela muore. Racconta tutto questo la sera del 26 gennaio, in un momento di profonda comunione con Anna Bevilacqua. La sera stessa comunica a Luciana di essere d’accordo ad essere inserito nel gruppo di riflessione sinodale che ha iniziato da poco a incontrarsi via zoom. Il 27 mattina alle 7, mentre sta viaggiando per andare a fare un controllo medico prima di raggiungere l’Associazione di Volontariato di cui era direttore, muore per un improvviso malore che gli fa perdere il controllo della macchina che si ribalta. Nel “Giorno della Memoria”, così significativo per chi come lui ha attraversato tutte le tragedie, le inquietudini e le speranze del nostro tempo con sguardo sempre proiettato su un futuro da costruire sui valori dell’autentico dialogo. Grazie Piero! Gli “Amici” del Dialogo, da tutto il mondo
A cura di Anna
Bevilacqua
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