Martin Buber: Che significa accettare l'altro così come è?
Alessio Boni e Alessandro Haber protagonisti della commedia "Il Visitatore" di Eric Emmanuel Schmitt |
Direi che ogni vera relazione
esistenziale fra due persone inizi con l'accettazione. Per accettazione,
intendo...la capacità di dire, o piuttosto di non dire, ma solo per farlo
sentire all'altra persona, che io l'accetto così com'è. Ti accolgo così come
sei.
Beh, così, ma non è ancora ciò che io
intendo dire con l'idea di confermare l'altro, perché
l'accettazione significa semplicemente accettare l'altro per com'è in quel
momento, nella sua realtà attuale.
Confermare significa prima di tutto
accettare tutte le potenzialità dell'altro e fare persino una distinzione
decisiva nelle sue potenzialità, e naturalmente ci possiamo sbagliare più volte
in questo processo, ma si tratta semplicemente di una opportunità fra esseri
umani.
Posso più o meno riconoscere il lui la
persona che è stata creata per diventare. Nella semplicità del
linguaggio concreto non si riesce a trovare un termine adatto perché non
troviamo in esso il vocabolo giusto, il concetto essere la persona che
deve diventare.
Questo è ciò che dobbiamo cercare di
afferrare il meglio possibile, se non al primo momento almeno in una fase
successiva.
E ora io non solo accetto l'altro così
com'è, ma lo confermo in me stesso e poi in lui, in relazione a questa
potenzialità che lui rappresenta, e che ora può essere sviluppata, può
evolversi e rispondere alle realtà della vita.
La persona può adoperarsi di più e di
meno per questo obiettivo, ma anche io posso fare qualcosa. E questo con
obiettivi persino più profondi dell'accettazione.
Prendiamo ad esempio un uomo e una
donna, nella fattispecie marito e moglie.
Il primo, anche se non espressamente,
dice semplicemente nella sua totale relazione con lei: "Ti accetto così
come sei". Ma questo non significa: "Non voglio che tu
cambi", ma dice: "Grazie al mio amore ed alla mia accettazione scopro
in te ciò che sei destinata a diventare".
Questo non è naturalmente qualcosa da
esprimere con un enorme numero di parole. Ma potrebbe crescere sempre più negli
anni di vita comune.
Martin Buber
da Dialoghi con Carl Rogers, Edizione La Meridiana, Molfetta (Bari)
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