Gandhi: violenza passiva e violenza fisica
Giocabi per il dialogo e la fraternità in Belgio |
Gandhi era solito proporre ai giovani
di disegnare la genealogia della violenza, nello stesso modo in cui si disegna
un albero genealogico, perché era convinto che ciascuno di essi avrebbe
apprezzato la non violenza se avesse capito e riconosciuto la violenza che
esiste nel mondo.
Per questo invitava a ripercorrere alla
fine di una giornata gli eventi vissuti e conosciuti, e riportarli sull'albero, come violenza fisica se si si trattava di atti in cui veniva
usata la forza fisica, o come violenza passiva se si trattava
di eventi che provocavano ferite emotive.
Fu una sorpresa per tanti il rendersi conto
che le violenze passive erano molto più numerose di quelle fisiche, e
che la violenza passiva era molto più insidiosa di quella
fisica, in quanto generava rabbia nella vittima; rabbia che prima o poi sarebbe
sfociata nella violenza fisica. I
Si capiva con chiarezza che
era la violenza passiva a generare la violenza fisica.
Se non prendiamo coscienza di ciò i nostri
sforzi di pace e di armonia tra gli uomini non produrranno frutto: "Come
possiamo estinguere un fuoco se non spegniamo il combustibile che lo
alimenta?"
Per questo Gandhi insisteva molto
sull'importanza della non violenza nella comunicazione, sull'importanza di
"diventare noi stessi il cambiamento che vorremmo vedere nel
mondo."
Dobbiamo quindi, in tutto quello che
facciamo ogni giorno, cercare di capire come comunicare in modo non
violento, ossia assumendo in ogni circostanza un atteggiamento positivo che
sostituisca quello negativo, perché in genere, anche senza accorgercene,
"cerchiamo sempre di guadagnare qualcosa dalle nostre azioni ed anche
dalla nostra comunicazione, ancor più se viviamo in una società materialistica
in cui prospera l'individualismo. Ma questo atteggiamento non ci porterà mai a
costruire armonia nella famiglia, nella comunità, nella società."
Se vogliamo pace, armonia intorno a noi,
dobbiamo in qualche modo porre argini alla violenza e permettere al positivo che è in ognuno di noi
di sbocciare ed essere sempre "guidati dall'amore, dal rispetto, dalla
comprensione, dall'apprezzamento,dall'empatia, dall'interessamento verso gli
altri anziché dall'odio, dall'avidità, dall'odio, dal pregiudizio e dal
sospetto."1
1- dalla prefazione di Arun Gandhi in Le parole sono finestre (oppure muri) di M.B. Rosenberg - Edizioni Esserci 2003
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